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ALEXANDER ELDER – COME GESTIRE IL PANICO NEL MERCATO

ALEXANDER ELDER – COME GESTIRE IL PANICO NEL MERCATO

Questo video estratto da un webinar a pagamento del 26 febbraio tenuto dal Dr. Alexander Elder (autore de “Il nuovo vivere di Trading“) e tradotto da Trading Library, spiega come gestire il panico nel mercato, controllando al meglio i titoli e mercati soffocati dal panico degli investitori!

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Lasciate da parte il vostro ego

Sembra proprio che gli indici stiano continuando a seguire questo brutto lunedì!

L’S&p 500 ha perso quasi i 3/4 di punto percentuale, anche se il trend rialzista rimane intatto: difatti, questo movimento sembra proprio cominciare la creazione del pattern TKO (Trend Knockout) (1). Per un punto d’entrata dovrebbe superare il massimo di martedì, più o meno a 1976.

Il Nasdaq ha avuto una caduta più forte: ha perso un punto e un terzo percentuale: anche se non è la fine del mondo, il movimento lo riporta al breakout di Marzo, verso 4370. Finora l’indice rimane in una posizione costruttive, ma è importante che questo livello tenga.

IWM rimane sempre il peggiore, perdendo un punto a un quarto: è il top di una perdita simile di lunedì, e non ha raggiunto i picchi precedenti, e sembra ci sia potenziale per un doppio top.

Le azioni con un alto momentum, molto speculative, hanno subito un duro colpo lunedì, ma martedì sembra si siano riprese. Alcune tra le più deboli, aree dubbiose come il reparto Aerospaziale/Difesa hanno cominciato a creare nuovi minimi.

Le banche hanno avuto una situazione di venduto abbastanza pesante: detto questo, non hanno fatto molti progressi in avanti negli ultimi 3 mesi.

Alcune aree, come le case farmaceutiche, che hanno raggiunto recentemente vecchi massimi, hanno avuto situazioni di ipervenduto. Quindi questo, come IWM, potrebbe essere l’inizio di un doppio massimo.

Le biotecnologie hanno avuto una situazione molto favorevole: questo movimento dopo lo slide di lunedì hanno avuto uno stallo vicino ai massimi precedenti; il settore dei Trasporti è stato colpito in maniera forte, ma ha avuto la forza di chiudere lontano dai livelli peggiori.

L’unica cosa che ha davvero brillato ieri è stat l’Oro (e l’Argento): hanno chiuso in maniera marginalmente rialzista ed entrambi sembrano aver cominciato la strada per un major bottom. Solo il tempo ce lo dirà.

Martedì ho detto che non ci si può aspettare troppo da un giorno brutto, ora ce ne sono stati due. Quindi? Un trend è fatto di giorni come questi, se però dovessero continuare, avremmo un top che si trasformerà in un trend ribassista con un confrontarci. Come sempre, prendete le cose un passo alla volta.

Cosa fare? Non prendete decisioni drastiche al primo segno di avversità: lasciate lavorare gli stop sulle posizioni esistenti, e siate sicuri che ogni nuova posizione che abbiamo nu potenziale sia la migliore in quel momento.
Come dico spesso, l’attacco è la miglior difesa e siate sicuri di aspettare il punto di entrata.
Lasciate che sia il mercato a decidere quando farvi uscire e su quali entrare: mettete da parte il vostro ego.

Buona fortuna con il vostro trading

Dave

Il mestiere di trader

Il trading è un mestiere tecnico che richiede disciplina. Non è diverso dalle altre professioni che richiedono una buona conoscenza e una discreta preparazione e, come in tutti campi, è necessario partire dalle basi per poi progredire verso conoscenze più complesse. Prima di tutto il trader che inizia l’attività nei mercati ha bisogno di accumulare esperienza sul campo, con strategie operative il più semplici possibili, andando poi a migliorare la propria attività con metodologie più complesse che richiedono maggiore abilità.

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Una visione olistica del trading

C’è chi asserisce che il trader dovrebbe occuparsi di fare il trader. C’è
chi ritiene che leggere libri sull’investimento finanziario sia una
perdita di tempo. Infine ci sono le posizioni meno “intransigenti”
(compresa la mia) di coloro che ritengono la lettura dei libri o la
frequenza a corsi legati al trading la giusta maniera per iniziare, senza
sottovalutare la lettura dei testi di psicologia, sociologia, letteratura,
che apparentemente nulla hanno a che vedere con il nostro omino che a fine
giornata deve registrare una plusvalenza.

Sono perfettamente d’accordo sulla plusvalenza ma un po’ meno sulla
scissione arbitraria tra trader e Uomo, inteso come essere umano.

Cercherò adesso di spiegare il perché senza avere la presunzione di salire
in cattedra dettandovi la teoria. È solo la mia personale e criticabile
opinione. Personalmente considero l’Uomo come un sistema complesso con
caratteristiche non riducibili alla somma dei suoi elementi primari
costitutivi.

Questa frase apparentemente incomprensibile vuol dire che l’Uomo non è la
somma di due gambe più due braccia ecc.. Queste sono le parti di un tutto.
Ma mentre la maggior parte di noi si concentra sulle singole parti, io
preferisco concentrarmi sul tutto.

Certo Domenichini. Adesso chiamiamo il 118 così potrai spiegare allo
psichiatra questa interessantissima teoria.

Ci spieghi questo cosa c’entra con il trading?

La risposta è tanto semplice quanto sbalorditiva: ritengo “l’olismo
finanziario” l’unica spiegazione possibile del trader vincente! Anche se
questi non sempre ne è cosciente.

L’Uomo-trader ha un’esperienza di vita, ha letto molti libri di finanza ma
spero che sia una persona che vada anche al cinema, a mangiare la pizza
con gli amici, che conduca una vita che non è solo relegata a fare dei
click su un topolino (non mi ricordo come si scrive in inglese). Purtroppo
quando credo realmente a ciò che scrivo devo andare di getto per riuscire
a spiegare il significato del mio pensiero.

Se oggi, caro trader, hai chiuso la giornata con una minusvalenza, non
dare la colpa ai vari complotti che esistono nel mercato; oppure, se hai
avuto una grossa plusvalenza, non pensare che sia soltanto la candela
giapponese che aveva lo stoppino più lungo delle altre; infine, se non sei
sicuro che i segnali che leggi siano attendibili, lascia stare. Non
prendere decisioni.

Fermati a riflettere.

Cos’è il sentiment se non il mistero dell’inesprimibile. Ma guarda caso
spesso ti aiuta. Riesci, caro trader, a capire che non sei un robot che
segue una metodologia arida che scientificamente vale come il due di
briscola?

Ti rendi conto che il più grande trader che sia mai esistito, William
Delbert Gann, si godeva la vita e introduceva nel trading tutta la sua
conoscenza unita all’esperienza senza per forza di cosa scinderle?

Se riusciamo a comprendere che il trader è prima di tutto un Uomo forse ci
avvicineremo più facilmente al guadagno di Borsa.

Buon trading.

Tradare o non tradare?

Dopo varie elucubrazioni ho deciso di scrivere un articolo su un
aspetto che si sottovaluta.

Suppongo in realtà che si tratti dell’aspetto cruciale o, se preferite, del
“segreto”, per trasformarsi in trader vincenti.

Vedete, cari lettori, spesso pensiamo che l’investitore di Borsa di breve
periodo debba stare tutti i giorni dinanzi al monitor per non farsi
sfuggire segnali importanti di entrata e di uscita dai mercati.

Prima di svolgere la professione del trader a tempo pieno che lavoro
svolgevate?

Vi è mai capitato di non aver voglia andare a lavorare? Oppure di
andare a lavorare ma di non rendere al massimo delle vostre potenzialità?

La stessa cosa accade con il trading. A volte per circostanze legate alla
salute fisica ma, soprattutto, mentale, è bene non prendere decisioni
anche se sul nostro trading system evidenziamo un segnale che
apparentemente ci sembra quello “giusto”.

Come avrete notato la parola “giusto” è stata messa tra virgolette. Ma
certo.

Se la nostra condizione psicologica è sottoposta a vari tipi di stress i
segnali che leggiamo sono soltanto degli abbagli in quanto la nostra mente
è obnubilata da pensieri di ordine superiore.

Mi viene in mente l’ubriaco che dopo aver bevuto parecchie birre si mette
alla guida dell’auto andando a tutta velocità.

È ovvio che la sua mente lo sta ingannando. Cerca di fargli credere che i
riflessi siano migliori di quello che in realtà sono, che può tenere tutto
sotto controllo, mentre alla fine se tutto va bene finisce contro un muro
riportando piccole lesioni e non avendo ammazzato nessuno.

Il trader che soffrendo di sporadiche crisi depressive si mettesse al
computer pensando che distraendosi e effettuando qualche trade sentirebbe
meno il peso della malattia sta attuando un rimedio peggiore del male.

Quando la nostra mente non è lucida possiamo vivere il miraggio del
guadagno facile solo vedendo contestualmente il nostro patrimonio
diminuire piano piano.

Con questo articolo non voglio sicuramente stabilire una legge assoluta. E
neanche cadere nel banale.

Ma sono convinto al 100% che il pensiero positivo possa governare anche la
nostra attività di trading rendendoci meno vulnerabili alle perdite e non
esaltandoci con i gain.

Questa non è fantascienza ma scienza. Più esattamente prende il nome di
psicocibernetica.

E qui torna un altro mio tormentone.

A volte per divenire trader vincenti è necessario leggere, oltre ai vari
libri indispensabili sul trading, anche libri che spieghino come funziona
il cervello umano e perché il nostro comportamento a volte non rispecchia
il nostro pensiero.

Indaghiamo nell’inconscio e vedrete che al mattino quando accenderemo il
computer la nostra mano tremerà già molto meno.

Cosa (o chi?) muove realmente il mercato?

Nel presente articolo mi piacerebbe svolgere riflessioni un po’ borderline.

Da circa 16 anni mi occupo di mercati finanziari per passione, anche perché
svolgo tutt’altro lavoro.

Sono molte le cose che vorrei imparare e in parte grazie ai vostri
preziosi contributi via mail riesco a colmare le mie lacune.

Ma torniamo a noi e alla mia riflessione.

Personalmente non credo nei complotti finanziari ma forse qualcosa di simile penso possa esistere.

Circa una decina di anni fa leggevo un articolo su un prestigioso
settimanale economico dove si asseriva che i grandi investitori del
pianeta si sentono per telefono con l’intenzione di scambiarsi “opinioni”
su alcuni titoli o mercati in particolare.

Io credo più che si mettano proprio d’accordo su come investire i
capitali. Ovviamente questo non è un reato ma il capitale di poche persone
su questa terra basterebbe a far muovere il mercato in una direzione o
nell’altra.

Ma passiamo al nodo cruciale.

I “piccoli”, se la mia supposizione fosse vera, come dovrebbero
comportarsi?

La domanda sembra banale ma la risposta parte un’altra volta da una mia
riflessione.

Provo ad esporla.

I volumi di contrattazione? I volumi sono un ottimo indicatore ma spesso
un titolo sale di 10 volte il suo valore iniziale con volumi che rientrano
nella “normalità”.

Eppure io sono “sicuro” che su quella attività finanziaria siano presenti
proprio le cosiddette mani forti.

Ma le mani forti proprio perché “controllano” il mercato hanno
l’intelligenza di far salire un titolo senza che i volumi subiscano grandi
variazioni.

Ecco perché l’analisi tecnica è l’unico strumento in grado di
“smascherare” questa minaccia!

È un discorso complesso, lo capisco, ma nei prossimi articoli proverò a
renderlo più “trasparente”.

Certo che quando penso che cinque o sei persone possono muovere il mercato
come vogliono mi pare assurdo seguire alla lettera le varie
metodologie senza filtrarle con il buon senso.

Noi pensiamo che il mercato possa essere imbrigliato in formuloni
matematici ma non abbiamo ancora capito la prima legge della finanza: il
mercato non è mosso dalle formule ma dai CAPITALI.

Ribadisco che è una mia personale e criticabile opinione.

Una metodologia alternativa nelle scelte d’investimento: il buonsenso!

Può sembrare un titolo provocatorio! Una follia dell’autore! Un metodo banale senza riscontro scientifico!

Per me è semplicemente il metodo d’investimento più redditizio anche se poco usato.

Tutti abbiamo le “ricette” preconfezionate per guadagnare in Borsa o
stimare il rischio del nostro investimento.

Sì certo! Mentre noi studiamo e discutiamo i cavilli accademici di ogni
singola formula matematica di analisi finanziaria, non abbiamo ancora
capito che il prezzo di mercato varia in relazione al CAPITALE. E questo può essere tenuto sotto controllo solo con gli strumenti dell’analisi tecnica uniti alla finanza frattale.

Paradossalmente se una società ha ottimi fondamentali ma la speculazione decide di farla crollare, o viceversa, possiamo solo gridare al complotto.

Personalmente non credo ai complotti. Come “pesce” piccolo però penso che l’unica arma a nostra disposizione sia il BUONSENSO.

Ma che cosa vuol dire usare il buonsenso nelle scelte d’investimento?

Al di là degli “scienziati” chiusi nel loro laboratorio a calcolare nuovi
ritracciamenti del mercato o valutare i vari rapporti prezzo-utile, provo a darne una spiegazione.

Regola numero uno (mi sembra una frase di Warren Buffett ma non ne sono sicuro):

1) Investi in Borsa solo ciò che saresti anche disposto a perdere!

Purtroppo conosciamo tutti troppe persone che giocano letteralmente eventuali liquidazioni, risparmi di una vita, alla roulette borsistica senza conoscere le basi dell’analisi tecnica.

Il buonsenso ci dice di investire in attività rischiose solo i soldi che
ci “cadono” dalle tasche, sempre che eventuali crolli ci abbiano lasciato qualche briciola.

Per tutti coloro che non vogliono rischiare consiglio titoli di stato,
meglio se agganciati all’inflazione.

Qualche “ingegnere finanziario” sarà pronto a costruirvi un portafoglio di
azioni a capitale protetto o con perdita limitata utilizzando un mix di
azioni, obbligazioni e derivati.

Purtroppo, e sono pronto alle smentite attraverso esempi pratici, sono strategie perdenti in quanto se tutto va bene riusciamo a guadagnare poco più di un B.T.P., con il rischio che se tutto va male oltre alla perdita “contenuta” del nostro prodotto strutturato dobbiamo sommare il
costo-opportunità, ovvero la perdita del nostro titolo di stato più
eventuali costi di entrata e di gestione.

Regola numero due:

2) Quando notate che tutte le persone che conoscete, dal bambino alla vecchietta, stanno guadagnando cifre consistenti in Borsa forse è segno che siamo in presenza di una Bolla Speculativa. Se tutto questo è accompagnato da titoli mirabolanti sulla carta stampata allora ne abbiamo la certezza (è sufficiente sfogliare l’archivio de “Il sole 24 ore” durante la bolla del 1999-2000).

Con questo non voglio dire che i giornalisti siano in malafede ma solo un po’ superficiali.

Ecco perché ho scelto di scrivere di finanza frattale e analisi tecnica. È
attualmente l’unico modo per capire che il mercato ha comportamenti
anomali, “distruttivi” o “redditizi”, a seconda della posizione da noi
assunta: rialzista o ribassista.

L’importanza di conoscere i propri limiti

Sui mercati è più facile guadagnare che perdere. Eppure…

Sembra assurdo!

Le statistiche, come dicevamo nell’articolo precedente, sembrano dimostrare
il contrario.

Prendetemi come esempio.

Sono sui mercati da 15 anni e alla fine dell’anno sono sempre in profitto.
Anche in quegli anni in cui chiudo più operazioni in perdita che in
guadagno.

Eppure non sono un genio della finanza e nemmeno un eletto.

Sono semplicemente una persona che ha dovuto riconoscere i propri limiti.

Vedete, cari lettori, la mia è una personalità ansiosa e quindi tende
all’overtrading se opero intraday.

Mi sono cimentato con i derivati e devo dire che con i futures sono
abbastanza bravino ma le opzioni mi hanno fatto perdere parecchi soldi.
Questo non vuol dire che le opzioni siano un male in assoluto ma per una
personalità ansiosa come la mia è meglio evitarle.

+50% dopo 10 minuti -20% dopo altri 15 minuti.

Ma guardate quanto è fetente la mente! Quando vedo un guadagno alto non
vendo seguendo la massima “Vendi, guadagna e pentiti”.

Viceversa, quando vedo un “rendimento” negativo vendo subito, pensando che
potrei perdere tutto. Che dopo poco potrebbe arrivare la fine del mondo.

Sembra quasi che soffra di disturbo ossessivo-compulsivo. Una sorta di
godimento nel vedere che perdo. Quasi come se stessi dicendo a me stesso:
“Vedi Roberto, tu non sarai mai un trader”. Cambia lavoro che è meglio!

Da questo cosa possiamo imparare?

Che se prima non mettiamo dei punti fermi nella nostra attività
imprenditoriale come investitori saremo sempre perdenti sul mercato.

Ecco perché le statistiche dimostrano che pochi sopravvivono come speculatori:
solo degli improvvisati possono pensare di conoscere dopo aver letto un libro tutti i “segreti” della Borsa. Non programmano, non si organizzano.

Mentre il trader deve studiare, applicarsi ma soprattutto sbagliare.

Quando ammetto “ho dovuto riconoscere i miei limiti” mi riferisco proprio
a questo. Le opzioni non fanno per me, o meglio, non so gestire l’ansia
che ne deriva.

Ecco allora che l’utilizzo di una metodologia a più lungo respiro, pochi
giorni, come le medie mobili, sono state la mia salvezza.

È vero che di medie mobili ne esistono un’infinità e soprattutto che danno
parecchi falsi segnali, ma grazie ai miei studi su un indicatore importante
come il coefficiente di Hurst ho potuto trovare un cross ottimale per il
mio trading. Un metodo che funge da ansiolitico e che mi restituisce
enormi soddisfazioni.

Non si diventa ricchi, anche perché lo applico ai titoli dello SPMIB, ma
si ottiene un perfetto rapporto rischio/rendimento.

Cari lettori, se ci riesco io a guadagnare in borsa vi assicuro che può
farcela chiunque.

Il primo passo verso il successo: la conoscenza tacita!

Ogni volta che effettuiamo qualche transazione in Borsa non possiamo non risentire dell’influenza che ha avuto su di noi la conoscenza esplicita ma soprattutto quella che potremmo definire la “conoscenza tacita”. Che cosa voglio dire con questa affermazione? Provate a seguirmi nel ragionamento.

Non vi è mai capitato di esclamare frasi del tipo: «lo sapevo che quelle azioni erano da comprare; oppure me lo sentivo che avrei dovuto venderle ieri ecc…».

In queste frasi viene nascosta proprio la nostra conoscenza tacita. Ma,
ancora una volta, che cosa intendiamo con questa apparentemente ambigua
espressione?

Supponiamo che io oggi legga il giornale e di sfuggita un articolo su
Fastweb. Ciò che ho letto finisce nell’inconscio. Dopo pochi secondi non
ricordo neanche più che cosa stavo leggendo.

Ma ecco che qualche giorno dopo ascolto al tg5, mentre sto facendo
dell’altro, una notizia sulle telecomunicazioni a fibra ottica. Viene
menzionata anche Fastweb ma lentamente il ricordo di ciò che ho sentito
sembra svanire nel nulla. Salgo sulla metropolitana e sento parlare due
normalissime persone (nel senso che non si occupano di finanza) di quanto
sia migliore e più veloce la connessione a Internet con Fastweb rispetto a
quella fornita dalle aziende concorrenti. Ma nella metropolitana c’è un
frastuono tale che mischio quella notizia a tanti altri spezzoni di
discorsi e, sceso da essa, mi dimentico anche di Fastweb.

Dopo circa due mesi, in ufficio, mi succede una cosa all’apparenza strana.

Alcuni analisti tecnici sostengono che Fastweb debba salire mentre altri
analisti fondamentali sostengono l’esatto opposto.

Provo a guardare i grafici e anche io propendo più per una discesa, ma la
sensazione che ho in quel momento è che debba salire. Do quindi ragione al
gruppo di analisti tecnici che vedono un bel Buy per Fastweb, ma ancora
non me lo spiego. In realtà io ho una marcia in più rispetto a sterili
dati di bilancio. La mia mente in quel momento ha elaborato a mia insaputa
anche le notizie che giorni e mesi prima avevo ascoltato sul titolo e che
mi hanno fatto fare quel benedetto (o maledetto) click con il mouse.

Compro anche io Fastweb a 31 euro la rivendo a 48 euro incassando un
dividendo di 3,77 euro per azione. Attenzione!

Per conoscenza tacita non intendo una conoscenza innata e destinata ad una
élite bensì tutto ciò che rimane nell’inconscio e nel momento della
decisione emerge come “sensazione” nella parte cosciente o razionale.

Quando abbiamo la sensazione che un titolo debba salire o crollare non è
perché siamo dei maghi ma perché la nostra mente ha filtrato le notizie.
Purtroppo, o per fortuna non ce ne rendiamo conto.

La conoscenza tacita ha un potere di gran lunga superiore a quello di
qualsiasi metodologia finanziaria. Ne volete la prova?

State per un giorno intero davanti al monitor osservando attentamente il
DAX, il DJ, e l’SPMIB.

Provate a osservarli come se foste incantati davanti ai loro movimenti.
Scordatevi numeri, notizie e grafici e sappiatemi dire se esiste un attimo
(che è tutto vostro) nel quale sareste entrati sul mercato.

Non fate simulazioni. Fatelo con soldi reali. Sembra uguale ma quando c’è
di mezzo denaro reale le sensazioni sembrano avere una memoria lunga
proprio come ci ha insegnato Hurst.

Buon trading.