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ALEXANDER ELDER – COME GESTIRE IL PANICO NEL MERCATO

ALEXANDER ELDER – COME GESTIRE IL PANICO NEL MERCATO

Questo video estratto da un webinar a pagamento del 26 febbraio tenuto dal Dr. Alexander Elder (autore de “Il nuovo vivere di Trading“) e tradotto da Trading Library, spiega come gestire il panico nel mercato, controllando al meglio i titoli e mercati soffocati dal panico degli investitori!

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Una visione olistica del trading

C’è chi asserisce che il trader dovrebbe occuparsi di fare il trader. C’è
chi ritiene che leggere libri sull’investimento finanziario sia una
perdita di tempo. Infine ci sono le posizioni meno “intransigenti”
(compresa la mia) di coloro che ritengono la lettura dei libri o la
frequenza a corsi legati al trading la giusta maniera per iniziare, senza
sottovalutare la lettura dei testi di psicologia, sociologia, letteratura,
che apparentemente nulla hanno a che vedere con il nostro omino che a fine
giornata deve registrare una plusvalenza.

Sono perfettamente d’accordo sulla plusvalenza ma un po’ meno sulla
scissione arbitraria tra trader e Uomo, inteso come essere umano.

Cercherò adesso di spiegare il perché senza avere la presunzione di salire
in cattedra dettandovi la teoria. È solo la mia personale e criticabile
opinione. Personalmente considero l’Uomo come un sistema complesso con
caratteristiche non riducibili alla somma dei suoi elementi primari
costitutivi.

Questa frase apparentemente incomprensibile vuol dire che l’Uomo non è la
somma di due gambe più due braccia ecc.. Queste sono le parti di un tutto.
Ma mentre la maggior parte di noi si concentra sulle singole parti, io
preferisco concentrarmi sul tutto.

Certo Domenichini. Adesso chiamiamo il 118 così potrai spiegare allo
psichiatra questa interessantissima teoria.

Ci spieghi questo cosa c’entra con il trading?

La risposta è tanto semplice quanto sbalorditiva: ritengo “l’olismo
finanziario” l’unica spiegazione possibile del trader vincente! Anche se
questi non sempre ne è cosciente.

L’Uomo-trader ha un’esperienza di vita, ha letto molti libri di finanza ma
spero che sia una persona che vada anche al cinema, a mangiare la pizza
con gli amici, che conduca una vita che non è solo relegata a fare dei
click su un topolino (non mi ricordo come si scrive in inglese). Purtroppo
quando credo realmente a ciò che scrivo devo andare di getto per riuscire
a spiegare il significato del mio pensiero.

Se oggi, caro trader, hai chiuso la giornata con una minusvalenza, non
dare la colpa ai vari complotti che esistono nel mercato; oppure, se hai
avuto una grossa plusvalenza, non pensare che sia soltanto la candela
giapponese che aveva lo stoppino più lungo delle altre; infine, se non sei
sicuro che i segnali che leggi siano attendibili, lascia stare. Non
prendere decisioni.

Fermati a riflettere.

Cos’è il sentiment se non il mistero dell’inesprimibile. Ma guarda caso
spesso ti aiuta. Riesci, caro trader, a capire che non sei un robot che
segue una metodologia arida che scientificamente vale come il due di
briscola?

Ti rendi conto che il più grande trader che sia mai esistito, William
Delbert Gann, si godeva la vita e introduceva nel trading tutta la sua
conoscenza unita all’esperienza senza per forza di cosa scinderle?

Se riusciamo a comprendere che il trader è prima di tutto un Uomo forse ci
avvicineremo più facilmente al guadagno di Borsa.

Buon trading.

Tradare o non tradare?

Dopo varie elucubrazioni ho deciso di scrivere un articolo su un
aspetto che si sottovaluta.

Suppongo in realtà che si tratti dell’aspetto cruciale o, se preferite, del
“segreto”, per trasformarsi in trader vincenti.

Vedete, cari lettori, spesso pensiamo che l’investitore di Borsa di breve
periodo debba stare tutti i giorni dinanzi al monitor per non farsi
sfuggire segnali importanti di entrata e di uscita dai mercati.

Prima di svolgere la professione del trader a tempo pieno che lavoro
svolgevate?

Vi è mai capitato di non aver voglia andare a lavorare? Oppure di
andare a lavorare ma di non rendere al massimo delle vostre potenzialità?

La stessa cosa accade con il trading. A volte per circostanze legate alla
salute fisica ma, soprattutto, mentale, è bene non prendere decisioni
anche se sul nostro trading system evidenziamo un segnale che
apparentemente ci sembra quello “giusto”.

Come avrete notato la parola “giusto” è stata messa tra virgolette. Ma
certo.

Se la nostra condizione psicologica è sottoposta a vari tipi di stress i
segnali che leggiamo sono soltanto degli abbagli in quanto la nostra mente
è obnubilata da pensieri di ordine superiore.

Mi viene in mente l’ubriaco che dopo aver bevuto parecchie birre si mette
alla guida dell’auto andando a tutta velocità.

È ovvio che la sua mente lo sta ingannando. Cerca di fargli credere che i
riflessi siano migliori di quello che in realtà sono, che può tenere tutto
sotto controllo, mentre alla fine se tutto va bene finisce contro un muro
riportando piccole lesioni e non avendo ammazzato nessuno.

Il trader che soffrendo di sporadiche crisi depressive si mettesse al
computer pensando che distraendosi e effettuando qualche trade sentirebbe
meno il peso della malattia sta attuando un rimedio peggiore del male.

Quando la nostra mente non è lucida possiamo vivere il miraggio del
guadagno facile solo vedendo contestualmente il nostro patrimonio
diminuire piano piano.

Con questo articolo non voglio sicuramente stabilire una legge assoluta. E
neanche cadere nel banale.

Ma sono convinto al 100% che il pensiero positivo possa governare anche la
nostra attività di trading rendendoci meno vulnerabili alle perdite e non
esaltandoci con i gain.

Questa non è fantascienza ma scienza. Più esattamente prende il nome di
psicocibernetica.

E qui torna un altro mio tormentone.

A volte per divenire trader vincenti è necessario leggere, oltre ai vari
libri indispensabili sul trading, anche libri che spieghino come funziona
il cervello umano e perché il nostro comportamento a volte non rispecchia
il nostro pensiero.

Indaghiamo nell’inconscio e vedrete che al mattino quando accenderemo il
computer la nostra mano tremerà già molto meno.

Cosa (o chi?) muove realmente il mercato?

Nel presente articolo mi piacerebbe svolgere riflessioni un po’ borderline.

Da circa 16 anni mi occupo di mercati finanziari per passione, anche perché
svolgo tutt’altro lavoro.

Sono molte le cose che vorrei imparare e in parte grazie ai vostri
preziosi contributi via mail riesco a colmare le mie lacune.

Ma torniamo a noi e alla mia riflessione.

Personalmente non credo nei complotti finanziari ma forse qualcosa di simile penso possa esistere.

Circa una decina di anni fa leggevo un articolo su un prestigioso
settimanale economico dove si asseriva che i grandi investitori del
pianeta si sentono per telefono con l’intenzione di scambiarsi “opinioni”
su alcuni titoli o mercati in particolare.

Io credo più che si mettano proprio d’accordo su come investire i
capitali. Ovviamente questo non è un reato ma il capitale di poche persone
su questa terra basterebbe a far muovere il mercato in una direzione o
nell’altra.

Ma passiamo al nodo cruciale.

I “piccoli”, se la mia supposizione fosse vera, come dovrebbero
comportarsi?

La domanda sembra banale ma la risposta parte un’altra volta da una mia
riflessione.

Provo ad esporla.

I volumi di contrattazione? I volumi sono un ottimo indicatore ma spesso
un titolo sale di 10 volte il suo valore iniziale con volumi che rientrano
nella “normalità”.

Eppure io sono “sicuro” che su quella attività finanziaria siano presenti
proprio le cosiddette mani forti.

Ma le mani forti proprio perché “controllano” il mercato hanno
l’intelligenza di far salire un titolo senza che i volumi subiscano grandi
variazioni.

Ecco perché l’analisi tecnica è l’unico strumento in grado di
“smascherare” questa minaccia!

È un discorso complesso, lo capisco, ma nei prossimi articoli proverò a
renderlo più “trasparente”.

Certo che quando penso che cinque o sei persone possono muovere il mercato
come vogliono mi pare assurdo seguire alla lettera le varie
metodologie senza filtrarle con il buon senso.

Noi pensiamo che il mercato possa essere imbrigliato in formuloni
matematici ma non abbiamo ancora capito la prima legge della finanza: il
mercato non è mosso dalle formule ma dai CAPITALI.

Ribadisco che è una mia personale e criticabile opinione.

Una metodologia alternativa nelle scelte d’investimento: il buonsenso!

Può sembrare un titolo provocatorio! Una follia dell’autore! Un metodo banale senza riscontro scientifico!

Per me è semplicemente il metodo d’investimento più redditizio anche se poco usato.

Tutti abbiamo le “ricette” preconfezionate per guadagnare in Borsa o
stimare il rischio del nostro investimento.

Sì certo! Mentre noi studiamo e discutiamo i cavilli accademici di ogni
singola formula matematica di analisi finanziaria, non abbiamo ancora
capito che il prezzo di mercato varia in relazione al CAPITALE. E questo può essere tenuto sotto controllo solo con gli strumenti dell’analisi tecnica uniti alla finanza frattale.

Paradossalmente se una società ha ottimi fondamentali ma la speculazione decide di farla crollare, o viceversa, possiamo solo gridare al complotto.

Personalmente non credo ai complotti. Come “pesce” piccolo però penso che l’unica arma a nostra disposizione sia il BUONSENSO.

Ma che cosa vuol dire usare il buonsenso nelle scelte d’investimento?

Al di là degli “scienziati” chiusi nel loro laboratorio a calcolare nuovi
ritracciamenti del mercato o valutare i vari rapporti prezzo-utile, provo a darne una spiegazione.

Regola numero uno (mi sembra una frase di Warren Buffett ma non ne sono sicuro):

1) Investi in Borsa solo ciò che saresti anche disposto a perdere!

Purtroppo conosciamo tutti troppe persone che giocano letteralmente eventuali liquidazioni, risparmi di una vita, alla roulette borsistica senza conoscere le basi dell’analisi tecnica.

Il buonsenso ci dice di investire in attività rischiose solo i soldi che
ci “cadono” dalle tasche, sempre che eventuali crolli ci abbiano lasciato qualche briciola.

Per tutti coloro che non vogliono rischiare consiglio titoli di stato,
meglio se agganciati all’inflazione.

Qualche “ingegnere finanziario” sarà pronto a costruirvi un portafoglio di
azioni a capitale protetto o con perdita limitata utilizzando un mix di
azioni, obbligazioni e derivati.

Purtroppo, e sono pronto alle smentite attraverso esempi pratici, sono strategie perdenti in quanto se tutto va bene riusciamo a guadagnare poco più di un B.T.P., con il rischio che se tutto va male oltre alla perdita “contenuta” del nostro prodotto strutturato dobbiamo sommare il
costo-opportunità, ovvero la perdita del nostro titolo di stato più
eventuali costi di entrata e di gestione.

Regola numero due:

2) Quando notate che tutte le persone che conoscete, dal bambino alla vecchietta, stanno guadagnando cifre consistenti in Borsa forse è segno che siamo in presenza di una Bolla Speculativa. Se tutto questo è accompagnato da titoli mirabolanti sulla carta stampata allora ne abbiamo la certezza (è sufficiente sfogliare l’archivio de “Il sole 24 ore” durante la bolla del 1999-2000).

Con questo non voglio dire che i giornalisti siano in malafede ma solo un po’ superficiali.

Ecco perché ho scelto di scrivere di finanza frattale e analisi tecnica. È
attualmente l’unico modo per capire che il mercato ha comportamenti
anomali, “distruttivi” o “redditizi”, a seconda della posizione da noi
assunta: rialzista o ribassista.

L’importanza di conoscere i propri limiti

Sui mercati è più facile guadagnare che perdere. Eppure…

Sembra assurdo!

Le statistiche, come dicevamo nell’articolo precedente, sembrano dimostrare
il contrario.

Prendetemi come esempio.

Sono sui mercati da 15 anni e alla fine dell’anno sono sempre in profitto.
Anche in quegli anni in cui chiudo più operazioni in perdita che in
guadagno.

Eppure non sono un genio della finanza e nemmeno un eletto.

Sono semplicemente una persona che ha dovuto riconoscere i propri limiti.

Vedete, cari lettori, la mia è una personalità ansiosa e quindi tende
all’overtrading se opero intraday.

Mi sono cimentato con i derivati e devo dire che con i futures sono
abbastanza bravino ma le opzioni mi hanno fatto perdere parecchi soldi.
Questo non vuol dire che le opzioni siano un male in assoluto ma per una
personalità ansiosa come la mia è meglio evitarle.

+50% dopo 10 minuti -20% dopo altri 15 minuti.

Ma guardate quanto è fetente la mente! Quando vedo un guadagno alto non
vendo seguendo la massima “Vendi, guadagna e pentiti”.

Viceversa, quando vedo un “rendimento” negativo vendo subito, pensando che
potrei perdere tutto. Che dopo poco potrebbe arrivare la fine del mondo.

Sembra quasi che soffra di disturbo ossessivo-compulsivo. Una sorta di
godimento nel vedere che perdo. Quasi come se stessi dicendo a me stesso:
“Vedi Roberto, tu non sarai mai un trader”. Cambia lavoro che è meglio!

Da questo cosa possiamo imparare?

Che se prima non mettiamo dei punti fermi nella nostra attività
imprenditoriale come investitori saremo sempre perdenti sul mercato.

Ecco perché le statistiche dimostrano che pochi sopravvivono come speculatori:
solo degli improvvisati possono pensare di conoscere dopo aver letto un libro tutti i “segreti” della Borsa. Non programmano, non si organizzano.

Mentre il trader deve studiare, applicarsi ma soprattutto sbagliare.

Quando ammetto “ho dovuto riconoscere i miei limiti” mi riferisco proprio
a questo. Le opzioni non fanno per me, o meglio, non so gestire l’ansia
che ne deriva.

Ecco allora che l’utilizzo di una metodologia a più lungo respiro, pochi
giorni, come le medie mobili, sono state la mia salvezza.

È vero che di medie mobili ne esistono un’infinità e soprattutto che danno
parecchi falsi segnali, ma grazie ai miei studi su un indicatore importante
come il coefficiente di Hurst ho potuto trovare un cross ottimale per il
mio trading. Un metodo che funge da ansiolitico e che mi restituisce
enormi soddisfazioni.

Non si diventa ricchi, anche perché lo applico ai titoli dello SPMIB, ma
si ottiene un perfetto rapporto rischio/rendimento.

Cari lettori, se ci riesco io a guadagnare in borsa vi assicuro che può
farcela chiunque.

Suggerimenti per il trading delle congestioni

Come determinare che i prezzi stanno per rompere una congestione e
trovare opportunità di trading?

Quando i prezzi sono in una congestione prolungata, è utile contare il
numero delle chiusure sopra o sotto un prezzo vicino al livello verticale intermedio della trading range.

Se il 70% o più delle chiusure sono sopra il livello di prezzo intermedio, ma il mercato non sale fino a chiudere la barra sopra i massimi precedenti, potrebbe essere imminente una significativa discesa dei prezzi.

Analogamente, se il 70% o più delle chiusure sono sotto il livello di
prezzo intermedio, ma il mercato non scende fino a chiudere la barra sotto i minimi precedenti, è probabile che segua un aumento dei prezzi.

Se un mercato rompe al ribasso una congestione, ma non riesce a chiudere
la barra sotto i minimi precedenti, è probabile che il mercato salga fino
a portare i prezzi oltre i massimi precedenti.

Se un mercato invece rompe al rialzo una congestione, ma non riesce a
chiudere la barra sopra i massimi precedenti, è probabile una discesa dei
prezzi.

Un altro modo per determinare se i prezzi stanno per rompere una trading
range è di notare se c’è un 1-2-3 seguito da un Ross Hook, all’interno del
movimento laterale dei prezzi. Se entrambi sono presenti, le percentuali
sono a favore di una rottura nella direzione del Ross Hook e un’entrata
mediante Trader’s Trick è accettabile.

Una formazione 1-2-3 seguita da un Ross Hook è uno schema grafico
affidabile per individuare l’inizio di un trend, in particolare con
l’entrata Trader’s Trick.

Per entrare dopo che la rottura della congestione è avvenuta, è opportuno
cercare un ritracciamento. Il trading corretto sul ritracciamento può
portare a interessanti profitti.

Quando un mercato finalmente supera le cosiddette “resistenze” o
“supporti”, penetra una barriera psicologica, o rompe una formazione di
trading range, tende a farlo con forza, all’inizio. Ma dopo una spinta
iniziale, spesso sembra avere bisogno di rassicurazione. È come se avesse
bisogno di confermare la sua nuova situazione, e le prese di profitto
spingono i prezzi nella direzione opposta. Il mercato potrebbe ritornare
ai confini dell’area di prezzo che ha appena rotto, o anche penetrarla.

Quando i trader che hanno operato nella direzione del ritracciamento
chiudono le loro posizioni, e nuovi partecipanti sono desiderosi di
entrare nella direzione della rottura, il ritracciamento porta nuova
energia, che rinforza e fa riprendere il nuovo trend. A quel punto, ci si
può preparare a entrare nella direzione del trend.

Questi sono i motivi per cui facciamo trading sulla rottura della trading
range, nella direzione della rottura, ma ci aspettiamo anche una reazione
dopo la rottura. Quando la reazione è finita, utilizziamo l’entrata
Trader’s Trick per iniziare il trade nella direzione della rottura.

La vera rottura della congestione è caratterizzata da una forza
significativa. Quando invece si tratta solo di “caccia agli stop”, la
rottura non ha spinta e il mercato ritorna velocemente all’interno della
congestione. In questo caso non ci sono le condizioni per un’entrata: le
percentuali sono a favore di un prolungamento della congestione, o di un
movimento nella direzione opposta.

Cerca i libri di Jose Ross su Trading Library

=&0=& Tra le varie
tecniche originali da lui introdotte, si ricordano il Ross Hook (l’Uncino di
Ross) e la Trader’s trick.

Perché si verifica una congestione?

La congestione è caratterizzata da un’area in cui i prezzi si muovono
lateralmente: i prezzi si muovono in una “trading range”. C’è una zona di prezzo di relativo “supporto”, e una zona di prezzo di relativa
“resistenza”. Queste zone possono essere individuate facilmente in
corrispondenza di un livello di prezzo che viene testato o avvicinato più di una volta.

La congestione si presenta con formazioni grafiche come \/\/ o /\/\ e può
essere individuata anche osservando barre con apertura bassa e chiusura
alta che si alternano a barre con apertura alta e chiusura bassa, oppure
si alternano alle barre “Doji”, che presentano apertura e chiusura allo
stesso livello, o molto vicine.

Servono come minimo quattro barre per definire una congestione, ma a volte
il movimento laterale si prolunga anche per 30 o più barre.

Abbiamo regole precise per definire le congestioni, ma è utile anche
esaminarne le cause di fondo. Che cos’è una congestione? Perché si
verifica? Quando accade?

La congestione può essere un’area di neutralità di opinioni, o un’area di
equilibrio, in cui domanda e offerta sono circa equivalenti, o bilanciate.
La congestione può essere un’area di accumulazione o distribuzione.

Una congestione si può verificare per diversi motivi. Ecco i principali.

=&0=& un bilanciamento tra offerta e domanda può far muovere
un mercato lateralmente in una trading range. Ciò accade perché, nella
parte bassa della trading range, alcuni trader percepiscono i prezzi come
convenienti e acquistano. Nella parte alta della trading range i prezzi
sono sufficientemente elevati, per alcuni trader, per prendere profitti. A
chi vendono? Ai trader che acquistano ritenendo che i prezzi saliranno
ulteriormente e quindi cercano un breakout.

Perché i loro acquisti non spingono il mercato a salire ulteriormente?

Perché oltre alle vendite di coloro che prendono profitti, ci sono vendite
da parte dei trader che ritengono che il mercato sia salito
eccessivamente. Questi fanno trading sulla “resistenza”. Le loro vendite
controbilanciano gli acquisti dei trader che cercano la rottura della zona
di trading range e pertanto il mercato ritorna nella fascia di prezzo più
bassa. A questo punto i venditori che sono entrati ai prezzi più alti
acquistano per chiudere le posizioni al ribasso e prendere profitti.

Da chi comprano? Dai trader che pensano che il mercato ora stia scendendo.
Perché il mercato non continua il movimento al ribasso? Perché ci sono
trader che percepiscono il prezzo relativamente basso come un’occasione di
acquisto, e ci sono altri trader che comprano il “supporto”. Se la
pressione di acquisto in questo momento è superiore a quella di vendita,
il mercato inizierà a salire, prolungando così la trading range. Un
aspetto dell’equilibrio, quindi, è la presa di profitto, che è una delle
ragioni per cui il mercato può essere in congestione.

=&1=& quando un mercato è stato in trend per un po’,
viene raggiunto un punto in cui i profitti accumulati sono troppo
attraenti per essere lasciati nel mercato. La presa di profitto
determinerà una pausa nel trend, in un punto in cui si verificherà una
sostituzione tra compratori e venditori. Coloro che prendono profitti
incontreranno i trader desiderosi di entrare nel trend in un
ritracciamento.

=&2=& queste fasi del movimento dei prezzi
generalmente fanno entrare un mercato in trading range. Coloro che sono
desiderosi di accumulare comprano quando i prezzi scendono sotto il loro
target, ma interrompono gli acquisti quando il prezzo sale oltre il
livello che essi percepiscono come conveniente. Il prezzo dovrà scendere
per incoraggiare nuovi acquirenti. Coloro che vogliono distribuire
venderanno, ma solo quando il prezzo è sufficientemente elevato.

=&3=& un mercato tenderà a muoversi lateralmente quando i trader
non hanno sicurezza sui fondamentali che influiscono su un determinato
mercato. Ad esempio, l’incertezza sull’andamento dei raccolti potrebbe
avere un impatto su alcune materie prime. La minaccia di un intervento da
parte della Banca Centrale potrebbe spingere le valute a muoversi
lateralmente. Differenze di opinioni su un importante report che sta per
essere pubblicato possono provocare la congestione in un mercato.

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Corso di Money Management (8 lezioni) – Quarta lezione

In questa lezione (la quarta di otto), inizieremo ad affrontare il cruciale
tema dello stop loss iniziale. In termini estremamente sintetici, è
possibile definire lo stop loss come il livello in corrispondenza del
quale si abbandona la posizione poiché le premesse iniziali relative
all’ipotesi di movimento dei prezzi vengono a cadere. È essenziale che
tale livello sia definito prima di intraprendere l’operazione
speculativa poiché la definizione dello stop loss fa parte del processo di
pianificazione del trade e non della sua gestione che invece
riguarda, semmai, la sua attivazione.

Ma perché si usa lo stop loss? Per ridurre le perdite, ovviamente. Ma la
sua funzione, in un’ottica di approccio sistematico al trading, è in
realtà più complessa.

Chiunque decida di adottare un approccio sistematico al trading (system
trading, che non equivale a trading system) decide di agire sulla
base di segnali che si manifestano in funzione di regole predeterminate
che costituiscono la formalizzazione più o meno complessa di una strategia
di trading.

Tanto per fare un esempio, potremmo definire una strategia come segue:

Compra domani in apertura se la chiusura di oggi è superiore
alla media delle chiusure degli ultimi 10 giorni e vendi in chiusura 3
giorni dopo l’acquisto.

Al di là dell’estrema semplicità della formula, presentata esclusivamente
a scopo esemplificativo, è evidente che si tratta di un sistema che entra
in azione sulla base di una regola che osserva il mercato traendone un
input e dà eventualmente un segnale (output) se e solo se si verifica una
determinata condizione (chiusura di oggi superiore alla media delle
chiusure degli ultimi 10 giorni
).

Ma quanto vale questa regola?

Per cercare di dare una risposta a questo (apparentemente) semplice
interrogativo è necessario studiare quali esiti ha dato la sua
applicazione nel passato, con l’obiettivo di stabilire se esiste una
relazione fra segnale e risultato. Supponendo che lo studio del passato
abbia fornito un risultato positivo, inteso come rapporto fra operazioni
vincenti e perdenti favorevole, possiamo convalidare la strategia,
basandoci sull’aspettativa che le regole che hanno reso profittevole il
test storico mantengano la loro validità anche per il flusso futuro dei
prezzi.

Ora, nel migliore dei casi, il nostro sistema sarà in grado di far
registrare un numero di operazioni positive maggiore rispetto a quelle
negative, mantenendo possibilmente un rapporto positivo anche rispetto
all’entità dei guadagni comparata con l’entità delle perdite. In parole
povere, ci si augura che il numero delle operazioni in guadagno sia
superiore al numero di quelle in perdita e che l’entità media dei guadagni
sia anch’essa superiore all’entità media delle perdite.
Ciò significa
che il nostro guadagno complessivo sarà il risultato della sommatoria dei
guadagni detratte le perdite. In pratica sarà un saldo fra ricavi e costi.

Tuttavia, poiché il trading è sempre un gioco di probabilità, è necessario
limitare l’escursione delle eventuali perdite che dovessero verificarsi
nell’ambito della durata della posizione, stabilita anch’essa dalle regole
di trading. Infatti, se da un lato il sistema garantisce comunque una
chiusura della posizione “temporizzata” a tre giorni, nessuno è in grado
di garantirci che non si verifichi un evento raro (ma non impossibile) che
porti, ad esempio, le quotazioni a scendere in maniera tale da influenzare
pesantemente le performance del sistema. Anche escludendo casi esemplari
tipo Parmalat, Enron, WorldCom o quelli di altri titoli del Nuovo Mercato
ormai sospesi da tempo, non è affatto improbabile che un titolo scenda
molto al di sotto di quanto storicamente non abbia mai fatto, dando così
vita a quell’evento “imprevedibile” che proprio perché non era mai
accaduto prima, non era mai entrato a far parte delle regole del sistema.
Del resto, se l’evento fosse stato prevedibile, sarebbe stato previsto e
il fatto che non lo sia stato… dimostra in maniera lapalissiana la
sua imprevedibilità. L’imprevisto esiste proprio perché non lo si
prevede.

Da un punto di vista finanziario, un evento simile può essere causato dal
panico che spinge a liquidazioni massicce che innescano a loro volta un
effetto domino che provoca veri e propri crolli che travolgono interi
mercati. Nella corsa alla svendita, tutti gli operatori cercano di
sbarazzarsi dei titoli in loro possesso poiché prevedono che i loro
prezzi scenderanno ulteriormente.

=&0=&