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Seguire sempre le regole

Per prendere le decisioni migliori per la propria operatività e svolgere l’attività di trading bisogna imporsi delle regole di fondo che dovranno essere sempre mantenute e rispettate.

Il problema che spesso si deve risolvere è quello di evitare di agire d’impulso. Questo può essere gestito attenendosi a regole atte a limitare tali impulsi, con il fine di sviluppare una strategia operativa sulla base di segnali chiari e non sulla base di ciò che possiamo sperare di ottenere dal mercato. Questo, anche se il più delle volte può sembrare autolesionismo, è l’unico modo per il trader di svolgere questa attività come vero e proprio lavoro.

Le intuizioni sono delle codifiche del cervello che si attivano in maniera inconscia; quindi il più delle volte sono un’analisi istantanea alla quale dobbiamo ancora pervenire con i processi consci. Sulla base di tale definizione si dovrebbe quindi dare retta sempre alle intuizioni, confutando quanto appena detto.

Il problema è che spesso e volentieri queste intuizioni sono frutto anche di emozioni e quindi possono indurre in inganno, portando il trader inesperto, che non ha regole, a reagire impulsivamente e a entrare senza considerare perfettamente i rischi e i rendimenti dell’operazione.

Le regole che cerchiamo di dare ai trader di sala sono molto semplici. Partono per esempio dalla creazione di un diario di bordo che possa essere utilizzato in futuro per una crescita professionale costante. Di seguito viene riportata l’immagine del log, o diario di bordo, che facciamo compilare a ogni trader di sala.

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Da questo si vede bene come la maggior parte dell’operazione venga creata prima di entrare. Il trader, infatti, dovrà scrivere il prodotto su cui intende operare, la quantità con cui vuole entrare, le ragioni che lo portano a fare quell’operazione finanziaria, il Risk/Reward, ossia quanto vuole rischiare dopo l’operazione e quanto vuole guadagnare. Vi è poi il prezzo di entrata e, solo successivamente, il trader dovrà scrivere il prezzo d’uscita, le ragioni che lo hanno portato a uscire, quanto avrà guadagnato in termini di movimenti di prezzo e di Profit & Loss.

Questo semplice metodo, anche solo visivamente, aiuta il trader a capire quanto sia importante strutturare una strategia prima e a non entrare impulsivamente per motivi puramente emotivi. Coloro che seguono questa semplice tecnica hanno reso più stabile la propria equity line. Ciò per due motivi: il primo è che l’operazione così strutturata è studiata prima di essere fatta. Si calcola così il rischio che si intenderà affrontare per ottenere un determinato rendimento. Il secondo motivo è perché con la compilazione di questi log, giorno dopo giorno, si costruirà uno storico in grado di aiutare il trader a individuare i propri punti di forza e di debolezza migliorandolo professionalmente. Senza tale diario sarà difficile per il trader ricordare quale operazione ha fatto sei mesi prima, come si è comportato durante quell’operazione e perché ha conseguito un guadagno o una perdita.

L’attività di trading non si conclude con la semplice operazione, ma è un percorso professionalizzante che deve portare il trader a non smettere mai di imparare, sia tecnicamente che personalmente.

Ci vuole metodo, disciplina e una cultura generale atta a creare strategie performanti che però devono essere via via migliorate.

Investimento e trading (parte III)

In questo articolo, il terzo di una serie di 6 dedicati alla transizione
dalla figura di investitore a quella di trader, delineeremo tre classiche
figure di trader, classificate in funzione delI’orizzonte temporale di
ciascuna.

Con riferimento all’approccio tradizionale ai mercati finanziari, il
cosiddetto “Buy & Hold”, si rileva come di norma tale tipo di attività
non preveda “gestione”: la condizione di ingresso è infatti
prevalentemente legata alla disponibilità di denaro e la condizione di
uscita alla necessità. In sostanza, si investe quando si dispone di un
surplus e si disinveste quando si ha bisogno di liquidità.

È evidente che tale dinamica, guidata dalla necessità o dall’abbondanza di
capitali non consente di badare troppo al mercato: se non si ha bisogno di
soldi si tollera facilmente che le quotazioni scendano (anche perché si
tende a considerare sempre il prezzo di carico piuttosto che quello
effettivamente espresso dal mercato) mentre in caso di necessità si vende
comunque, anche in perdita, poiché spesso l’urgenza non consente di andare
troppo per il sottile.

In quest’ottica, l’investimento tende a incidere sul patrimonio; Il
trading viene invece concepito come forma di reddito (anche aggiuntivo). E
l’ottica di breve termine diviene pertanto essenziale poiché se si tratta
di reddito, i flussi in ingresso servono per far fronte a spese più o meno
correnti.

Facendo trading si acquista e si vende in funzione delle opportunità che
di volta in volta il mercato offre, privilegiando aspetti tecnici
piuttosto che fondamentali. In questo contesto, assume enorme importanza
il timing ovvero la capacità di operare in sincronia con il mercato: in
pratica non esiste più il “titolo giusto” ma il “momento giusto”.

Ottimi titoli possono scendere, indipendentemente dal loro valore reale e
pessimi titoli possono salire…

Si potrebbe definire il trader come “colui che sa cogliere le opportunità
che il mercato offre

e si dimostra in grado di sfruttarle il più a lungo possibile.”

Il trader sa perché compra e perché vende; valuta e quantifica il rischio
di ciascuna operazione, bilanciando le aspettative di guadagno con il
rischio e, aspetto determinante, =&0=&

In pratica, adotta una strategia, ed è questo che lo differenzia
dall’investitore.

L’investitore acquista e aspetta; il trader acquista e gestisce.

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È il tempo di durata delle operazioni che meglio di ogni altro elemento
aiuta a classificare i trader. Di norma è possibile identificare tre
grandi categorie, pur con svariate sfumature che a volte fanno sì che i
limiti di ciascuna non siano poi così netti: position o swing trader, day
trader, scalper.

Lo =&2=& considera il trading anche come attività
collaterale, costruisce posizioni che durano da due a 10 giorni (a volte
anche oltre), opera sempre in favore di trend e ricerca performance
rilevanti per ciascuna operazione (possibilmente a due cifre).

Il =&3=& opera tutti i giorni, costruendo posizioni che durano
da pochi minuti a qualche ora e raramente mantiene aperte le posizioni per
più giorni. Si accontenta di performance esigue bilanciate dalla frequente
operatività.

Anche lo =&4=& opera tutti i giorni ma costruisce posizioni che
durano pochissimo, sfruttando momentanei eccessi e si accontenta di
performance unitarie bassissime. Esegue svariate decine di operazioni al
giorno tutte caratterizzate da guadagni unitari molto bassi che però
raggiungono livelli complessivi soddisfacenti proprio in ragione del loro
numero.

Giova comunque ricordare che, qualunque sia il profilo operativo adottato,
tutti i trader di successo (dal position trader più rilassato allo scalper
più frenetico) adottano un sistema di trading fatto di regole che
richiedono disciplina e velocità nell’adeguarsi ai cambiamenti del
mercato. Non c’è strategia che possa vincere nel lungo termine se non
quella di darsi delle regole e di rispettarle.

Investimento e trading (parte II)

L’investimento e la teoria del ciclo vitale

In questo articolo, il secondo di una serie di 6, affrontiamo alcuni
aspetti cruciali legati al ciclo vitale di ciascuno, elemento che
influenza pesantemente l’approccio ai mercati finanziari.

Il concetto di investimento, a prima vista, sembra abbastanza intuitivo: si tratta dell’impiego di risorse finanziarie per un dato periodo di tempo in un’ottica di rivalutazione delle risorse medesime. In realtà le dinamiche e i risvolti dell’investimento sono molteplici, così come molteplici sono le formule che è possibile adottare per perseguire una politica volta a valorizzare quanto investito.

Premesso che la normale dinamica vitale di una singola persona o di un nucleo familiare prevede che a fronte delle entrate di denaro (stipendi, rendite o pensioni) corrispondano flussi di denaro in uscita rappresentati dalle spese necessarie per far fronte alle esigenze di gestione, è presumibile che una quota dei redditi non spesi vada a costituire riserve di capitali, ovvero risparmi.

Se si considera che i risparmi sono il risultato del “non-consumo”, è
presumibile che per crearli i singoli o le famiglie abbiamo compiuto
sacrifici o, quantomeno, pianificato in maniera consapevole i propri
consumi per poter accumulare qualcosa per il futuro, proprio o dei propri
eredi. E per questo motivo è necessario che la quota di reddito sottratta
ai consumi venga impiegata nel migliore dei modi, in maniera coerente con
lo spirito che ha condotto alla costituzione del risparmio.

Va da sé che ciascuno ha attitudini, propensioni, gusti e preferenze
assolutamente unici e che, pertanto, pur potendo creare macro-categorie in
grado di semplificare le varie tipologie di approccio al risparmio e
all’investimento, ciascun individuo adotterà in maniera più o meno
consapevole politiche che sono l’espressione di una moltitudine di
fattori.

È evidente che l’età, lo status sociale, il reddito, il patrimonio, le
aspirazioni e le opportunità rappresentano un insieme di variabili la cui
integrazione dà luogo a un numero potenzialmente infinito di combinazioni.

Un single di trent’anni avrà obiettivi diametralmente opposti a quelli di
un pensionato di 70: le priorità del primo saranno infatti volte a
costruire la propria carriera, per poi costruire una famiglia mentre
quelle del secondo saranno legati al mantenimento della necessaria
serenità, al riparo da rischi e da attività stressanti.

In altre parole, le esigenze vitali di ciascuno dei due, fatte salve le
necessità di base, sono assolutamente diverse.

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Una prima differenziazione, quindi, potrebbe essere rappresentata
dall’=&1=&, elemento dal quale dipendono direttamente le priorità. Un
secondo elemento di grande importanza è rappresentato dalla =&2=& dell’individuo. Chi è in grado di produrre un reddito che
basta appena alla sussistenza difficilmente potrà produrre risparmio e,
conseguentemente, operare scelte d’investimento. Analogamente, chi dispone
di elevati redditi in contesti in cui la propria dinamica finanziaria
consenta di accumulare progressivamente capitali, potrà agevolmente
costruire un piano di investimento.

Un terzo elemento è costituito dalla rilevanza degli =&3=& ovvero dalle cose di cui si è proprietari e
dall’eventuale grado di indebitamento.

=&4=&

Una completa teoria, che prende il nome di =&5=&,
è stata sviluppata dall’economista e premio Nobel =&6=&. In tale teoria vengono definite le variabili
economico-finanziarie e il loro impatto sulle scelte d’investimento in
funzione dell’età e di altre variabili oggettive. La tabella che segue
sintetizza le dinamiche che correlano reddito, consumo e risparmio per
ogni fascia d’età.

29-35 anni – Termine delle attività formative e inizio
dell’attività lavorativa. Priorità definite dalla necessità di trovare un
impiego e dalla costituzione di un nucleo familiare. La dinamica
reddituale è generalmente caratterizzata da redditi medio-bassi e da
prospettive incerte. Il grado di consumo è generalmente basso e
altrettanto bassa (se non negativa) è la produzione di risparmio. Possono
esistere situazioni di indebitamento a medio-lungo termine sia per
l’acquisto della prima casa sia per l’acquisto di altri beni (auto,
mobili).

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Investimento e trading (parte I)

In questo articolo, il primo di una serie di 6, affrontiamo la delicata
transizione dall’approccio ai mercati finanziari tipico dell’investitore a quello del trader, con l’obiettivo di fornire alcuni spunti di
riflessione, uniti a strumenti operativi, per maturare la consapevolezza necessaria a operare in maniera autonoma.

L’investimento è la classica modalità di intervento sui mercati finanziari in un’ottica di medio-lungo periodo con l’obiettivo di rivalutazione del capitale impiegato. Le fonti necessarie per effettuare un investimento sono rappresentate essenzialmente dal risparmio, cioè la quota di reddito sottratta ai consumi.

Parte del risparmio può essere usata per investimenti in un’ottica di
crescita del capitale nelle più svariate forme: immobili, titoli di Stato,
fondi e, ovviamente, azioni. L’investimento azionario è la forma di
investimento più vicina al trading che tuttavia presenta alcune
sostanziali differenze:

=&0=&. Un intervento sul mercato azionario
avviene di norma con un orizzonte temporale di 5-10 anni, spesso in
occasione di introiti derivanti da particolari situazioni come smobilizzo di un investimento precedente, eredità, liquidazione eccetera.

=&1=&. Partendo dall’assunto che “i
mercati salgono sempre nel lungo periodo” si opera acquistando oggi in una prospettiva di rivalutazione futura senza curarsi dell’inevitabile saliscendi della borsa. Si opera solo nell’ottica del “valore” e non del prezzo.

=&2=&.
L’investimento è concepito come attività collaterale alla propria
professione i cui risultati andranno a influire sul patrimonio e non sul
reddito. L’investimento non ha di norma impatto sul tenore di vita.

=&3=&