Hedge fund (Terza parte)

Che cosa fanno i fondi hedge?

Dovendo riassumere si può dire che fanno esattamente quello che vogliono.
Alcuni basano la propria strategia su sistemi matematici molto
complessi, altri si basano sul decadimento temporale delle opzioni, altri
lavorano principalmente sui future, altri ancora utilizzano come strategia
di riferimento quella dell’arbitraggio… praticamente esiste un fondo per
qualunque strategia si possa immaginare di utilizzare. Un gestore di fondi
“a ritorno assoluto” è infatti assolutamente libero di utilizzare
l’approccio all’investimento che preferisce. Questi fondi potrebbero anche
essere definiti come fondi “faccio quello che voglio”. Una delle critiche
principali che viene mossa ai gestori di fondi di questo tipo è che molto
spesso le strategie che utilizzano non sono molto chiare e tanto meno
comprensibili da parte degli eventuali e potenziali sottoscrittori. Questa
critica risulta a volte fondata, anche se moltissimi manager cercano di
attuare una politica il più trasparente possibile. Purtroppo però, va detto
per dovere di cronaca, in certi casi la strategia che utilizzano è troppo
complicata e articolata affinché possa essere compresa dall’investitore
medio.

Non tutti i fondi hanno la massima libertà di operare a propria
discrezione, alcuni si autoimpongono delle limitazioni. Taluni di questi
fondi non sono molto diversi dai fondi comuni di investimento classici, se
non per il fatto che, per non dover sottostare alle frustranti limitazioni
imposte dalla regolamentazione attuale sui fondi comuni, preferiscono
rientrare in questa più vasta categoria degli hedge fund. Un esempio di
questo tipo è sicuramente costituito dai manager che investono
essenzialmente in titoli value, con un portafoglio sovrappesato sulle
società a bassa capitalizzazione (a volte addirittura non quotate). Questa
in generale è un’operazione che non viene gestita dalla maggior parte dei
fondi comuni classici e chi volesse invece approfittare delle opportunità
offerte dalle società a bassa capitalizzazione deve per forza rivolgersi a
un hedge fund di questo tipo. Alcuni hedge fund, per esempio, si pongono
degli obiettivi quantitativi e, senza tenere in alcuna considerazione i
risultati immediati, perseguono il proprio scopo utilizzando le
strategie più diverse. Poiché la misura dell’efficienza di un fondo si
traduce spesso nel verificare in che modo esso è in grado di replicare
l’andamento di un indice, alcuni di questi fondi alternativi quantitativi
hanno un obiettivo di replicazione dell’indice leggermente diverso. Per
esempio ci potrebbero essere dei fondi che cercano di replicare
l’andamento dell’indice Nasdaq in senso opposto, vendendo allo scoperto
tutti i titoli del Nasdaq 100 per ottenere un rendimento esattamente
ribaltato rispetto a quello del Nasdaq.

Ci sono poi hedge fund che utilizzano strategie macroeconomiche, come per
esempio il fondo Quantum di Geaorge Soros. Queste strategie si basano su
previsioni macroeconomiche mediante cui si costruiscono delle
strategie sui cambi valutari e sugli indici principali di mercato e sulle
materie prime. Solitamente tali strategie prevedono un massiccio
utilizzo dell’effetto leva che naturalmente fa crescere il rischio
dell’investimento. Come però il fondo di Soros dimostra, anche il
rendimento può essere molto elevato, sebbene alla fine sia toccata a lui
la stessa sorte capitata ai più, ovvero il fallimento, facendo la felicità
di molti politici asiatici.

Alcuni fondi invece utilizzano una strategia multipla, assumendo una
dozzina di trader, che lavorano ciascuno su un capitale dedicato e un
manager che gestisce il rischio complessivo è responsabile dell’operazione
nel suo complesso. Questi trader solitamente possono utilizzare
pesantemente l’effetto leva o attraverso l’utilizzo di capitali presi in
prestito oppure lavorando con broker che chiedono margini molto risicati
ai trader professionisti che lavorano sui mercati future.

Non tutti gli hedge fund naturalmente fanno uso dell’effetto leva, ci sono
infatti diversi fondi di questo tipo che non vi ricorrono. Se si pensa
però a un hedge fund solitamente si pensa a un fondo che utilizza
massicciamente l’effetto leva e la prima cosa che viene in mente in questo
settore è il Long Term Capital Management (LTCM). Questo fondo è gestito
da diversi geni vincitori di premi Nobel tra i quali coloro che hanno
creato la formula Black-Scholes per il calcolo del prezzo delle opzioni.
Questo fondo ha realizzato delle performance straordinarie per un paio
d’anni, finché la Russia non ha più pagato gli interessi sul suo debito,
facendo finire a gambe all’aria il fondo che ha visto andare in fumo una
quantità di soldi stratosferica.

Sebbene il fondo LTCM non sia certo un hedge fund tipico, costituisce
sicuramente l’emblema dei fondi hedge per la maggior parte delle persone.
Il fondo LTCM costituisce l’ultimo atto di quella che possiamo chiamare la
frode del nome. Questo fondo si comportava esattamente come un enorme
aspirapolvere finanziario in grado di risucchiare da tutta la faccia del
pianeta le opzioni sottovalutate e le migliori opportunità di arbitraggio
utilizzando una versione leggermente modificata della formula di
valutazione delle opzioni di Black-Scholes (attualmente nessuno conosce
esattamente che tipo di strategia utilizzassero per gestire il LTCM.
Questa è ancora infatti custodita sotto il più stretto riserbo). Quello
che si sa per certo è che l’operatività di brevissimo che cercavano di
sfruttare sulle opzioni era quanto di più lontano da un orizzonte di lungo
termine che un investitore qualunque avrebbe ipotizzato partendo dal nome
stesso del fondo.

Ripetiamo ancora una volta che non tutti i fondi in realtà sono così.
Alcuni infatti utilizzano un approccio estremamente conservativo e sono
infatti molto più simili a dei comuni fondi di investimento con
l’eccezione di fare un utilizzo più massiccio dei derivati per ridurre la
volatilità. Questa ultima classe di fondi sta prendendo sempre più piede,
al punto da aver superato in modo significativo la percentuale di fondi
che utilizzano l’effetto leva in modo massiccio. L’idea che normalmente la
gente ha di questi hedge fund, fortemente esposti all’uso dell’effetto
leva e pesantemente sostenuti da trading system computerizzati, non
risponde a quello che la maggior parte degli hedge fund fa in realtà.

Strategie comuni degli hedge fund

Arbitraggio sul valore relativo. Questa strategia si basa sul principio di
identificare un’inefficienza di mercato che produca una differenza di
prezzo tra le quotazioni, eventuali obbligazioni e derivati emessi dalla
stessa società. Queste strategie prevedono di riuscire a realizzare un
profitto sia che il mercato salga sia che scenda.

Strategie di arbitraggio convertibile. Si lavora su eventuali obbligazioni
convertibili o titoli privilegiati in rapporto alla quotazione del titolo
ordinario. Si cerca di sfruttare l’esercizio della convertibilità sugli
strumenti finanziari che permettono di sfruttare un’opportunità di
arbitraggio.

Strategie di arbitraggio obbligazionario. Si cerca di sfruttare eventuali
possibilità di arbitraggio tra strumenti obbligazionari su diversi mercati
globali.

Strategie market neutral sul mercato azionario. Questa costituisce la
classe di origine dei hedge fund che prevede appunto l’esposizione
primaria sul mercato azionario con la possibilità contemporanea di
proteggere l’investimento primario, vendendo allo scoperto oppure
utilizzando strumenti derivati al fine di ridurre al minimo il rischio
direzionale del mercato.