L’equivoco del giocatore d’azzardo

«Se ci fosse una probabilità del 50% che qualcosa possa andare storto,
nove volte su dieci lo farà»
– Paul Harvey News

Con l’espressione “equivoco del giocatore d’azzardo” intendiamo in realtà
una cattiva conoscenza della teoria delle probabilità. In una qualunque
serie di lanci di una monetina esiste sempre il 50% di probabilità che
esca testa nel lancio successivo e il 50% che esca croce. Non esiste
alcuna moneta che abbia la memoria e fanno quindi sorridere coloro che
tentano di inseguire un numero del lotto che da molto tempo non esce.
Costoro infatti rischiano di cadere nella stessa trappola dei giocatori
d’azzardo.

Sui mercati azionari e future esistono sicuramente dei trend. Alcuni di
questi possono essere sfruttati in modo profittevole. Nella maggior parte
dei casi però i mercati si muovono in modo più o meno casuale. Lasciando
perdere la teoria delle onde di Elliott, Gann e qualunque altra
metodologia di previsione, che potrebbe risultare più o meno
(probabilmente meno) utile nella previsione dell’andamento dei mercati,
non esiste realmente qualche cosa che ci permetta di prevedere su quale
faccia la moneta cadrà nel prossimo lancio.

Tutti coloro che tentano di sfruttare un trend, vendendo sul massimo e
cercando di comprare sui minimi, sono destinati a cadere vittime
dell’equivoco del giocatore d’azzardo. Solo perché la moneta, oppure il
mercato, ha registrato otto o dieci giornate al rialzo, questo non
modifica in alcun modo le probabilità di quello che può succedere
l’undicesimo giorno. Le probabilità che la moneta atterri su una faccia
oppure sull’altra rimangono esattamente del 50%, come lo sono le
probabilità che l’undicesima giornata registri una chiusura positiva o
negativa. Le probabilità infatti non si modificano per il fatto che le
dieci giornate precedenti si sono verificate delle condizioni particolari.

Nel trading non esiste il concetto di troppo alto o troppo basso riferito
al prezzo. Esistono concetti di ipercomprato o di ipervenduto. Il concetto
di valore, nella definizione di Ben Graham, potrebbe non avere alcun
significato per chi lavora su una linea a zig zag. Un investitore di lungo
termine sapeva perfettamente che la bolla speculativa dei titoli Internet
non sarebbe proseguita o durata all’infinito e che il mercato nel suo
insieme aveva raggiunto delle quotazioni eccessive sia nell’87, sia nel
’29, sia alla fine degli anni ’60. Sono letteralmente migliaia i trader
che sono finiti in bancarotta vendendo allo scoperto titoli nel bel mezzo
di queste fasi di esuberanza irrazionale, cercando di anticipare il
momento dell’inversione. Questa strategia semplicemente non funziona. Lo
stesso Jesse Livermore finì in bancarotta per l’ultima volta puntando al
ribasso poco prima del crollo del ’29.

Naturalmente tutti i trader ritengono che sui mercati esistano dei trend e
persino gli analisti fondamentali credono nel concetto di eccesso di
offerta o di domanda. Tutti questi fattori sono assolutamente essenziali
per capire il rischio di un potenziale movimento in una certa direzione,
ma purtroppo l’equivoco del giocatore d’azzardo determina la convinzione
che nel breve termine il mercato sia qualcosa di assolutamente casuale. Il
mercato è libero di salire anche se c’è poca offerta, ma può anche
scendere nel momento in cui la maggior parte degli operatori si rende
conto che l’opinione comune sulla valutazione delle quotazioni è
assolutamente già incorporata nel prezzo. Oppure, da un altro punto di
vista, potrebbero esserci molti trader che decidono di prendere profitto
contemporaneamente, indipendentemente da qualunque altro fattore,
provocando così un veloce e brusco a ritracciamento delle quotazioni.

Nel momento in cui il mercato decide veramente di cambiare direzione, il
trader deve essere pronto a far fronte a questo evento, sapendo comunque
che non sarà certo un semplice stop loss a salvargli la pelle. Qualcuno
deve essere disposto a comprare i suoi titoli, sia che si tratti di
liquidare una posizione o di aprirne una allo scoperto. Durante queste
fasi estreme, sul mercato praticamente non ci sono compratori disposti a
comprare, ma soltanto migliaia di venditori. Il prezzo diventa una
quantità puramente teorica perché in realtà gli unici volumi disponibili
si debbono a coloro che applicano delle strategie di arbitraggio oppure a
quei pochi coraggiosi disposti a comprare un mercato che sta precipitando.
In questa situazione può capitare che quando ci si presenta sul mercato
per vendere ci si trovi davanti una fila interminabile di altri operatori
che stanno cercando di fare la stessa operazione, ovvero vendere.

Chi pensasse di essere abbastanza astuto e preparato per avere successo
utilizzando un semplice ordine di stop loss automatico, dovrebbe leggere
un libro come The Market Wizards di Jack Schwager. È evidente che un
ordine di stop loss automatico non è sufficiente per risolvere tutte le
situazioni. Persino i migliori trader del mondo citati in questo libro
hanno subito delle perdite pesantissime perché non hanno avuto la
possibilità di uscire dal mercato abbastanza velocemente nel momento in
cui il mercato si è mosso contro la loro posizione in modo violento. Sui
mercati azionari e future, il concetto di prezzo deve essere legato alla
presenza di qualcuno che sia disposto ad accettare la controparte della
vostra transazione. Fintanto che non si trova la controparte, bisogna
considerare l’operazione come una perdita del 100%. Finché non si riesce
infatti a trovare qualcuno che sia disposto a farvi da controparte sarà
impossibile liquidare la posizione e le perdite possono diventare
illimitate.

Un’altra conseguenza dell’equivoco del giocatore d’azzardo è che anche nel
lungo termine non c’è alcuna garanzia che una serie di eventi casuali si
verifichi con una frequenza che risponde alle probabilità attese per
quell’evento. E non c’è nessun effetto elastico che permette di riportare
le probabilità verso la media attesa. Anche lanciando la moneta e
riuscendo a ottenere dieci volte testa di fila, non esiste al mondo niente
e nessuno che possa permetterci di dire che nel lancio successivo o nei
lanci successivi si possa verificare più spesso croce. La teoria delle
probabilità non dice affatto che più volte si lancia la moneta e più è
probabile ottenere un ugual numero di testa e di croci.

La legge dei grandi numeri, presentata da James Bernoulli nel 1713,
afferma che la differenza tra la probabilità che si verifichi un certo
evento e la frequenza attesa per quell’evento si avvicina allo zero quanto
più il numero di tentativi o occorrenze tende all’infinito. In altre
parole questo significa che la percentuale di testa che si ottiene in una
serie di lanci della moneta si avvicina a 0,5, che altro non è che la
probabilità di ottenere testa (o croce) in ogni singolo lancio.

Quello che non si può assolutamente affermare è che anche dopo un milione
di lanci vi siano esattamente mezzo milione di teste e mezzo milione di
croci. Anzi ci sono delle buone probabilità che ci sia una certa
differenza tra il numero di teste e il numero di croci ottenute. Non si
può nemmeno dedurre che se durante i primi mille lanci si è verificata una
percentuale particolarmente elevata di teste, nei secondi mille lanci
possa verificarsi un numero particolarmente elevato di croce per riportare
le probabilità al 50%. Tutto ciò che dice e sostiene la legge dei grandi
numeri è che il rapporto tra numero di teste e il numero di croci si
avvicinerà sempre di più a uno all’aumentare del numero di lanci
effettuati e non tanto che dopo una serie di lanci in cui si è ottenuto un
maggior numero di teste si potranno verificare un maggior numero di croci.
Non ci sono assolutamente più probabilità di ottenere una croce dopo aver
realizzato 15 teste di fila. La probabilità di ottenere un’altra croce
sono ancora del 50%.

Nell’affrontare il trading bisogna assolutamente aver chiaro in mente
questo principio e le sue conseguenze poiché alcune tecniche di money
management sono proprio basate sull’equivoco del giocatore d’azzardo. Il
metodo martingala e altre metodologie “improprie” di money management
partono dall’ipotesi che prima o poi una serie di operazioni sfortunate
finirà. Sicuramente finirà ma non è detto che finisca prima che si
verifichino 50 operazioni consecutive in perdita in grado di mandare in
fumo l’intero capitale di cui si dispone.

….da non confondere con il principio di ritorno verso la media

Il principio di ritorno verso la media è qualcosa di completamente
diverso. Diversamente dal lancio delle monetine oppure dai segnali di
breve termine di un indicatore tecnico (trading system), nel lungo termine
c’è un effettivo sbilanciamento di probabilità sul risultato di ciascun
tentativo futuro.

Le azioni nel loro complesso hanno una tendenza ad aumentare di valore nel
lungo termine poiché la maggior parte delle aziende non paga il 100% degli
utili realizzati come dividendi, ma ne trattiene una parte con
l’intenzione di reinvestirla e quindi far crescere l’azienda stessa.
Partendo dall’ipotesi che il gruppo dirigenziale della maggior parte delle
aziende abbia una capacità sufficiente, dovrebbe essere in grado di far
crescere l’attività dell’azienda stessa e quindi far fruttare il denaro
investito. Di conseguenza il valore dell’azienda aumenta per effetto del
reinvestimento degli utili.

Si può dire la stessa cosa per quanto riguarda il mercato immobiliare.
Poiché l’inflazione è una variabile che continua ad aumentare, ha un
riflesso diretto sull’aumento degli stipendi e questo permette alle
persone di poter affrontare mutui più impegnativi. Fino a oggi non ho mai
notato una tendenza ad abbandonare le periferie più economiche per andare
a comprare una casa nel deserto e ancor meno ho visto intere popolazioni
concentrarsi unicamente nelle squallide periferie. Anche questo sistema
tende, dopo un certo periodo di tempo, a stabilizzarsi e, anche se i
prezzi salgono, non è detto che lo facciano in modo regolare ma anzi
solitamente lo fanno in modo abbastanza caotico.

Si può così affermare che fondamentalmente sia il mercato azionario che
quello immobiliare incorporano delle forze che spingono questi mercati
verso l’alto nel lungo e lunghissimo termine. Le motivazioni che
sottendono a questo aumento di valore possono essere molto diverse, ma
negli ultimi cinquant’anni si sono mantenute abbastanza stabili, generando
una percentuale di aumento attorno al 7% l’anno o più.

Al contrario del lancio delle monete, nel quale non ci sono forze
intrinseche che possano in qualche modo spostare artificialmente la
probabilità di un certo evento, ogni movimento al ribasso, sia del mercato
azionario che immobiliare, fa aumentare le probabilità che nel futuro si
possa sviluppare un movimento verso l’alto. Allo stesso modo, quando
l’aumento delle quotazioni si realizza ad una velocità più elevata
rispetto alla crescita del reale valore del sottostante, ci sono buone
probabilità che nel futuro si verifichi una caduta del prezzo, anche
conosciuta come correzione.

Se gli utili, al netto dell’inflazione, sono cresciuti in media del 7%
l’anno, nel lungo termine questo significa che nel momento in cui un
mercato registra un movimento verso il basso piuttosto pronunciato, al di
sotto di una trendline media con un’inclinazione del 7%, vi sono buone
probabilità che il mercato registri nel futuro un movimento con una
velocità di crescita superiore al 7%, per ristabilire quella tendenza
media che il mercato ha dimostrato fino ad oggi di riuscire a mantenere
nel lungo termine. Questo è un concetto estremamente importante da capire
e far proprio. Nel lungo termine i movimenti più violenti che si
verificano in un mercato che esprime un valore intrinseco, una forza
motrice sottostante, vengono compensati da un movimento nella direzione
contraria, che nel complesso riporta comunque il valore attorno alla media
di lunghissimo periodo.

Più piccolo è il time frame su cui si lavora, più aumenta la componente
casuale dei movimenti e meno importante è il principio di ritorno verso la
media. Quanto più i movimenti sono casuali, tanto più è probabile che la
maggior parte delle tecniche di money management risultino inefficaci.
Questa è una delle ragioni più importanti per cui potrebbe valere la pena
evitare di fare il trader di breve termine.