L’isola della tentazione


Vincere con l'Intermarket Analysis
Lo specialista del trading
autore:Guppy Daryl

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Ricordo il 1996 in Malesia e il 2001 in Australia. Erano mercati in preda
all’orso. La gente stava perdendo un sacco di soldi, poi, a un certo
punto, iniziarono a delinearsi alcuni pattern di recupero. Le tentazioni
che dovemmo affrontare in questi precedenti mercati ribassisti non furono
diverse da quelle che dobbiamo fronteggiare ora. I principi del recupero,
gli errori concettuali, rimangono gli stessi. Le soluzioni che adottammo
nel 1996 e nel 2001 rimangono sostanzialmente identiche nel 2008, con
un’eccezione. I CFD rappresentano un’alternativa, che prenderemo in
considerazione alla fine di questa serie di articoli.

Siamo andati a vedere gli articoli originali del 2001 ed abbiamo scoperto una
sorprendente caratteristica. A parte il cambiamento dei nomi dei titoli
impiegati per gli esempi, non sono stati necessari ulteriori adattamenti. Gli
errori, le tentazioni, gli esiti ed i calcoli sono rimasti invariati.
Abbiamo riprodotto gli articoli, con quei minimi aggiornamenti, ed i fogli di
calcolo, poiché sono altrettanto rilevanti ora quanto lo furono
nell’originaria pubblicazione.
(N.d.r.).

Esiste un peccato originale nel trading, e si chiama “mediare al ribasso”.
È una pratica che tutti conosciamo e rispetto alla quale dovremmo stare
tutti molto attenti. Anche in caso di collasso del mercato, c’è sempre un
angolino della nostra mente in cui ci frulla l’idea che mediando al
ribasso potremmo volgere una posizione perdente in una vincente. Qualunque
testo possiate consultare vi dirà che questa idea non funziona, e che si
tratta di un approccio al mercato perdente. Tutto giusto, ma si ignora la
realtà affrontata da molti trader privati. Che nei libri si ignori la
realtà può anche andare bene. Ma a chi si trova in una posizione perdente,
a che giova?

Supponiamo di avere comprato a 2 dollari un titolo che credevamo buono, di
un’ottima compagnia e in un forte trend. D’un tratto va in caduta libera e
adesso è scambiato a 1,40 dollari. Il prezzo ha fatto segnare un gap oltre il
nostro punto di stop loss e, se solo fossimo onesti con noi stessi,
sapremmo benissimo che la cosa migliore da fare sarebbe limitare le
perdite. Ma non agiamo, e restiamo in posizione spreando in un rapido
rimbalzo.

Non è nostra intenzione stare ora a discutere se sia giusto o sbagliato
rimanersene in posizione quando i nostri stop loss sono stati
violati al ribasso. Sono cose che accadono, concentriamoci dunque sul
meccanismo di recupero. A questo punto abbiamo due possibilità. La prima è
considerare ormai definitivamente perduto il denaro investito nella
posizione, non pensandoci più, e sperabilmente, riuscendo a chiudere il
precedente trade non lontano dal breakeven. Sono pochissimi i trader che
riescono a cancellare con un colpo di spugna queste vecchie posizioni e a
ripartire ex novo.

La seconda possibilità è quella più realistica, ed ha varie opzioni. Tutte
queste scelte presuppongono che si cerchi di recuperare il denaro perduto
usando una piccola porzione di capitale aggiuntivo. È, vero, ci vorranno
altri soldi, ma non molti. Inoltre, inevitabilmente ci vorrà molto tempo.
Vi sono alcune circostanze straordinarie, ed il settembre 2001 ne mostrò
molte, allorché il mercato precipitò per poi rimbalzare energicamente dai
minimi ed esperire un nuovo uptrend. Non è saggio aspettarsi che ciò
riaccada nella stessa identica maniera, sebbene questo tipo di azione
formi il cuore della strategia del recupero di cui tratteremo questa
settimana.

Le opzioni di queste strategie di recupero basate sulla mediazione al
ribasso sono:

    • Usare una classica strategia di mediazione al ribasso per abbassare il punto di pareggio.
    • Attuare una strategia di recupero ex novo sullo stesso titolo su cui si è avuta una perdita.
    • Impiegare derivati a leva come i warrant per ricapitalizzare il conto di trading.
    • Impiegare prodotti a margine di garanzia con effetto leva quali i CFD per ricapitalizzare il conto di trading.
    • Selezionare titoli che hanno price leverage ed applicare la mediazione al ribasso sulle strategie di recupero.

Questa settimana ci focalizzeremo sulla classica strategie di mediazione
al ribasso. È uno dei misteri del trading, perché tutti dicono che non
bisogna attuarla ma vi sono volte in cui questa soluzione rappresenta
l’unica via di uscita percorribile.

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La logica sottesa è attraente: se compriamo 10.000 pezzi di un titolo a 1
dollaro ciascuno, avremo speso 10.000 dollari. Dimentichiamoci per un
momento delle commissioni. In questo trade il nostro punto di pareggio è 1
dollaro, e magari il nostro obiettivo di profitto è 1,10 dollari, pari a
un rendimento del 10%.

Il prezzo scende a 0,50 dollari. Se vendiamo tutto ora perdiamo 5.000
dollari. Se invece a questo livello compriamo aumentiamo la nostra
posizione spendendo meno di prima e in più abbassiamo il nostro punto di
pareggio

Con “appena” altri 5.000 dollari avremo altri 10.000 pezzi. La nostra
attuale posizione è di 20.000 titoli, il nostro esborso totale è stato di
15.000 dollari. Il prezzo medio del titolo scende a 0,75 dollari, e così
pure il nostro breakeven. La situazione sembra migliorata, perché non è
molto più su del nostro livello di entrata a 0,50 dollari, assai più
vicino del nostro precedente punto di pareggio a 1 dollaro.

Non abbiamo intitolato l’articolo “Isola della tentazione” per caso. Non
appena iniziamo i calcoli della media al ribasso, tendiamo a dimenticarci
del calcolo del breakeven e iniziamo a contare gli eventuali profitti.
Se solo riuscissimo a uscire a 90 dollari avremmo trasformato
un’operazione terribilmente in perdita in una vincita. Un’uscita a 90
dollari corrisponderebbe a un rendimento del 20%, ben 3.000 dollari. Ciò è
molto seducente e sembra proprio una maniera perfetta di sfuggire alla
trappola in cui ci siamo trovati.

Ma sul mercato tutto ciò che sembra buono potrebbe essere ingannevole. Il
miglior modo per spiegare questo concetto è considerare due esempi di
mediazione al ribasso. Inizieremo con l’approccio ottimistico usando NAB.
Ecco come speriamo che vada una mediazione al ribasso. Il prezzo da 35
dollari scende a 29, prima recuperare rapidamente. È questo il tipo di
andamento che vorremmo vedere dopo un collasso del mercato.

Iniziamo con l’Entrata 1 in entrambi gli esempi. Spendiamo 20.010 dollari
per comprare 580 pezzi a 34,50 dollari. Abbiamo dimostrato molto giudizio,
riuscendo a comprare in prossimità del fondo prima del rimbalzo, a 400
dollari, come evidenziato nell’Entata 2 in tabella. Spendiamo 10.000
dollari e compriamo 400 pezzi a 25 dollari.

In totale abbiamo speso 30.010 dollari per acquistare 980 pezzi. Il nuovo
prezzo di pareggio è 30,63 dollari. Notate che è qualcosa di diverso
rispetto al prezzo medio pagato per i titoli, che sarebbe invece di 29,75
dollari. Abbiamo bisogno del costo medio del titolo, calcolato dividendo
il costo totale di acquisto per il numero complessivo di azioni detenute.
Questo punto di pareggio per il trade considerato è mostrato sul grafico
come Uscita 2 (Exit two). Applicare questa strategia di mediazione al
ribasso ci consente di uscire a breakeven qualore il prezzo di NBA dovesse
rimbalzare.

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Una volta che assistiamo a questo rimbalzo diventiamo avidi. Ecco
l’opportunità di trasformare questa operazione perdente in una vincente.
Se soltanto stiamo dentro ancora un po’ possiamo volgere una perdita in un
grosso profitto. Siamo tentati di fissare il prezzo di uscita allo stesso
livello della prima entrata, a 34,50.

Ma dobbiamo fare un passo indietro rispetto a questi conteggi ed effettuare
un calcolo realistico sulla nostra posizione nel giorno d’apertura del
secondo trade. Al prezzo corrente di 25,50 dollari,la posizione è sotto di
5,510 dollari. In totale abbiamo speso 30.010 dollari ma il valore attuale
è solo di 24.500 dollari. Non vogliamo pensarci, ma in questa cifra è
contenuto il seme della distruzione e considereremo la cosa più in
dettaglio di seguito.

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Torniamo al calcolo del profitto. Se usciamo allo stesso prezzo
dell’entrata originaria realizziamo 3.800 dollari con un solo trade, pari
a un profitto del 12,66 per cento. Non male, considerando il terribile spavento che
il crollo del prezzo ci aveva provocato. Ma è anche il rendimento più
ottimistico. Proviamo invece a pensare di uscire a 32,50 dollari, livello
circolettato in figura, in corrispondenza dell’Uscita 2 (Exit 2).

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In questo caso il profitto è di 1.840 dollari, pari al 6,13 per cento. Non
un granché, ma sempre meglio della posizione di partenza. Mediare al
ribasso, nelle giuste condizioni, fornisce una valida strategia di
recupero. Comunque, esattamente come avviene per ogni trade, dipende molto
dalla scelta dei punti di entrata e di uscita.

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L’esempio citato ha il vantaggio di sapere che cosa poi sarebbe accaduto in
futuro. Ma quando prendiamo la decisione di mediare al ribasso non abbiamo
questa consapevolezza. Molto dipende dal livello della seconda entrata.

La tabella mostra un esempio di un eventuale errore in tal senso.

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Mostriamo questo caso in corrispondenza con l’Entrata 3, a 29,50 dollari.
Ancora una volta spendiamo 10.030 dollari per comprare 340 pezzi. Ciò
sposta il prezzo di pareggio a 32,65 dollari, un obiettivo assai più
difficile da raggiungere. È prossimo al prezzo che abbiamo impiegato per
un’uscita in profitto nell’esempio precedente. Ora se il prezzo salisse
fin qui non farebbe altro che portarci in pareggio. Il successo di questa
operazione può derivare soltanto da un fortissimo rimbalzo.

La tabella mostra anche la sofferenza che questo trade ci provocherebbe.
La seconda entrata è a 29,50 dollari. Noi sappiamo che il prezzo è poi
sceso fino a 25 dollari. Abbiamo due posizioni aperte ed il prezzo
continua a scendere. La perdita massima potrebbe essere di 7.040 dollari,
pari al 32,65 per cento. È una perdita tale da obnubilare la mente.
Un’entrata a 29,50 dollari non avrebbe fatto altro che peggiorare il
trade. La perdita aumenta, la paura cresce, e la nostra lucidità svanisce.

Quando decidiamo di mediare al ribasso dobbiamo stare ben attenti agli
effetti di un’entrata sbagliata. La strategia è molto vantaggiosa quando
riusciamo ad entrare in prossimità del punto di minimo della caduta dei
prezzi. Lo è assai meno quando la seconda entrata manca il minimo assoluto
e va a collocarsi in prossimità di un punto intermedio. Impegnare più
soldi in un trade perdente aumenta le potenziali perdite, anche se, come
nel caso di NAB, solo temporaneamente. I trader dovrebbero farsi un esame
di coscienza e domandarsi se sono effettivamente in grado di sopportare
delle perdite simili.

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Un’entrata sbagliata non solo alza il punto di breakeven a livelli
irrealisticamente alti, ma riduce anche il profitto potenziale del trade.
Nel precedente esempio un’uscita a 32,50 dollari consentiva un guadagno
del 6 per cento. Per ottenere la stessa cosa nel secondo esempio avremmo
avuto bisogno di un’uscita a 34,70 dollari, al di sopra del punto
d’ingresso originario. Bene, per raccogliere questo modesto profitto
sarebbe occorso un rimbalzo tale da condurre a nuovi massimi, il che
potrebbe anche dimostrarsi irrealistico.