Hedge fund (Prima parte)

Il problema è diventato talmente complesso che in realtà non è possibile
dare una risposta semplice ed esaustiva. Anche rispondendo in modo banale,
dicendo che «un hedge fund è un fondo che investe in… e che cerca di
trarre profitto da questo e quest’altro», si escluderebbe la maggior parte
dei fondi che si autodefiniscono “hedge fund”.

Potrei cominciare il discorso sugli hedge fund dicendo che cosa in realtà
erano questi fondi quando sono stati originariamente concepiti. I primi
hedge fund apparvero nel 1949 negli Stati Uniti, creati da Alfred Winslow
Jones, nato a Melbourne nel 1901. Inizialmente Jones rivolgeva questi
prodotti agli investitori più benestanti e i suoi risultati erano a dir
poco spettacolari. Nel 1966 il Jones Hedge Fund riuscì a sovraperformare
anche il migliore dei fondi comuni di un 44% l’anno per tutti i cinque
anni precedenti, e di un 87% in media all’anno sui dieci anni precedenti.
Nei due decenni in cui ha gestito dei fondi pubblici, la media di
rendimento di Jones superava il 20% annuo.

Un hedge fund è un fondo comune che ha anche la possibilità di vendere
allo scoperto i titoli ritenuti sopravvalutati, oltre naturalmente a poter
acquistare i titoli ritenuti promettenti e a buon mercato. Questi fondi
venivano chiamati “hedge fund” proprio perché servivano a proteggere un
portafoglio azionario nel caso in cui un eventuale crollo del 20% di un
indice di generale di mercato avesse determinato una riduzione del valore
del 20% dell’intero portafoglio. Avendo in portafoglio dei titoli venduti
allo scoperto, in grado di realizzare quindi un profitto positivo durante
una fase di discesa delle quotazioni, si riusciva a compensare la perdita
sui titoli che erano stati acquistati.

L’idea di partenza non era certo quella di fare delle previsioni sul
possibile andamento del mercato, ma anzi quella di rendere la direzione
complessiva del mercato del tutto irrilevante. L’idea dunque era
semplicemente quella di sfruttare la differenza di performance tra i
titoli più sottovalutati e i migliori. I fondi di Jones erano esattamente
fondi di questo tipo, una combinazione long/short (acquisto/vendita) che
permetteva di vendere i titoli sopravvalutati e comprare quelli
sottovalutati.

Qualcuno utilizza ancora questa idea di fondo long/short e anzi diversi
fondi, che nessuno si azzarderebbe chiamare hedge fund, hanno in realtà la
possibilità di utilizzare la vendita allo scoperto. Per esempio, la
Platinum International Fund può vendere allo scoperto, oltre, naturalmente
che investire principalmente su titoli value. Non è un caso che questa
società abbia realizzato guadagni stratosferici vendendo allo scoperto
alcuni dei più importanti titoli Internet durante lo scoppio della bolla
speculativa del 2000. È questo uno dei motivi per cui il fondo Platinum è
riuscito a ottenere performance decisamente superiori a quelle della media
durante una fase di mercato così negativa.

Non azzardatevi però a definire il gestore del fondo Platinum un gestore
di hedge fund perché potrebbe fulminarvi con lo sguardo, come mi è
capitato di vedere personalmente durante una presentazione di questa
società. Platinum rappresenta uno dei migliori esempi di questo tipo
poiché ha una joint venture in Australia con MLC, per cui in realtà si
tratta di fondi comuni di investimento, al punto che molto probabilmente
qualche lettore potrebbe avere sicuramente investito dei soldi propri in
Platinum poichè MLC è uno dei più importanti gestori australiani. Voglio
far presente che la MLC ha consentito alla società Platinum di creare un
fondo parallelo al fondo internazionale, il MLC – Platinum Global Fund,
che limita al minimo la possibilità di vendere allo scoperto e riduce al
minimo gli errori di ricalco del comportamento di un indice, comprando
esclusivamente le azioni presenti nell’indice MSCI.

Molti fondi che si definiscono hedge fund in realtà hanno cambiato
completamente la propria logica di investimento rispetto a quella che
abbiamo appena illustrato. Utilizzano qualunque strumento derivato, dai
più semplici ai più complessi, come i future sugli indici oppure qualche
future finanziario più esotico, le opzioni, i warrant, le azioni e
naturalmente i future sui cambi valutari e così via. È talmente cambiata
la logica di investimento inizialmente di tipo market neutral, long/short,
che moltissimi gestori non amano più definirsi gestori di hedge fund ma
utilizzano denominazione del tipo “a ritorno assoluto” (total return) o
cose del genere.