La preapertura e l’imbalance

La conoscenza del dato fornito dall’imbalance consente di operare in
preapertura partendo da una posizione nettamente avvantaggiata rispetto a chi non possiede questo strumento eccezionale. L’imbalance ci dice quante azioni rimangono ineseguite al prezzo di apertura. Vediamo un esempio:

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Molto spesso nei titoli maggiormente trattati della Borsa di Milano le
proposte in acquisto e in vendita si sovrappongono in maniera tale da non
consentire di vedere il prezzo di apertura in uno dei livelli del book.
Nell’esempio della figura 1, ENI apre a 23,22 che, appunto, non è visibile
all’interno del book.

In una situazione di questo tipo, su che basi apriamo una posizione nella
fase di preapertura? L’unico dato a disposizione è la distanza tra il
prezzo di apertura e quello di chiusura della giornata precedente
. Se
il titolo apre molto lontano dalla chiusura, è verosimile supporre che il
prezzo torni a battere in prossimità del prezzo di chiusura, o che almeno
si muova in quella direzione a inizio seduta. In questo caso, il titolo
apre in territorio negativo: possiamo andare long aprendo una posizione a
23,22 pensando che il prezzo possa, almeno inizialmente, muoversi al
rialzo, cioè verso 23,30 che è il prezzo di chiusura dell’ultima seduta.
Ciò sarà più probabile se anche l’indice al quale ENI appartiene apre
positivamente: il titolo tenderà a muoversi verso l’indice, cioè al
rialzo.

L’imbalance ci aiuta a decidere se entrare nel mercato. L’imbalance
(figura 1) ci dice che ci saranno 120.000 azioni al prezzo di apertura. In
altre parole, sappiamo che sul primo livello in acquisto (imbalance
positivo) ci saranno 120.000 pezzi, ossia quelli ineseguiti al
prezzo di apertura.

Come dobbiamo comportarci? Un imbalance positivo di notevoli dimensioni
fornisce un valido supporto alla discesa del prezzo
. Prima che il
valore del titolo scenda oltre la quotazione di apertura dovranno essere
vendute ben 120.000 azioni. Se questo numero è sufficientemente grande
rispetto allo scambio medio del titolo in questione, cioè al numero di
azioni che passano di mano a ogni contrattazione, abbiamo la garanzia che,
male che vada, potremo chiudere il trade in pareggio. Se, infatti, dopo
avere aperto la posizione a 23,22, il titolo non dovesse battere mai
neppure un tick più in alto, il numero di azioni presente al prezzo di
apertura ci consentirebbe di avere un po’ di tempo (pochi secondi o
qualche minuto a seconda del titolo) prima che vengano eseguiti tutti i
pezzi. Ciò ci consentirebbe di limitare i danni e pagare soltanto le
commissioni.

Questo è il grande vantaggio che ci fornisce l’imbalance: si riescono a
fare delle operazioni in cui l’alternativa al guadagno è la chiusura in
pareggio, cosa che evidentemente non si riesce a fare a mercato aperto.
Seguendo poche semplici regole è possibile limitare al massimo il rischio.

La differenza tra il book della figura 1 e il successivo (figura 2) è
evidente:

02

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Senza il dato fornito dall’imbalance non esiste nessuna garanzia che
andare long a 23,22, che in teoria è un buon prezzo di acquisto, sia una buona occasione di trading. Infatti, il book al momento della validazione potrebbe, ad esempio, presentarsi con il seguente aspetto:

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Aprire una posizione long basandosi esclusivamente sulla distanza tra il
prezzo di apertura e quello di chiusura della giornata precedente ci
avrebbe messo in una situazione estremamente sfavorevole. Grazie
all’imbalance questo trade non sarebbe stato aperto. Infatti l’imbalance
ci avrebbe segnalato che ci sarebbero state 150.000 azioni sul primo
livello in vendita (imbalance negativo e rosso) al prezzo di
apertura.

Come accennato in precedenza, per sapere se un imbalance è grande o piccolo è necessario fare riferimento allo scambio medio del titolo, cioè al numero di azioni che passano di mano a ogni contrattazione. Ne consegue che l’imbalance assume significati diversi a seconda del titolo preso in considerazione. Un imbalance che può essere grande per un titolo può non esserlo per un altro.

Quindi, anche per operare in preapertura, è necessario conoscere a fondo i titoli sui quali si ha intenzione di entrare. Niente deve essere lasciato al caso. Bisogna sfruttare tutti i mezzi a disposizione e l’imbalance è un dato da cui non si può prescindere per tradare in questa fase della giornata.

Durante i corsi organizzati da Intesatrade e da me tenuti con cadenza
mensile, vengono illustrati nei minimi dettagli tutti gli aspetti più
importanti per operare in maniera vincente in preapertura e viene
approfondita la conoscenza dell’imbalance. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi direttamente a IntesaTrade.

Vediamo ora un caso reale registrato il 18 novembre scorso. I dati sono riportati fedelmente.

San Paolo chiude la fase di preapertura a 12,55 (+1,21% rispetto
all’ultima chiusura che è stata a 12,40) con un imbalance negativo di
-218.475. Il prezzo di apertura non si vede nel book.

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Come bisogna ragionare? 218.475 pezzi sono da considerarsi una quantità
grande rispetto allo scambio medio di San Paolo? La risposta è ovviamente
positiva. Ciò vuol dire che prima che il titolo possa battere 12,56, cioè
un tick sopra il prezzo di apertura, dovranno essere comprate 218.475
azioni. Anche se la spinta al rialzo dovesse essere molto forte, c’è da
pensare che qualche azione in vendita possa passare, se non altro di
qualcuno che vuole prendere profitto dato il rialzo rispetto alla chiusura
del giorno precedente.

Quindi si va short contando su una valida resistenza presente al prezzo di
apertura, prezzo al quale è stata aperta la posizione.

Alla validazione (è il book con il quale inizieranno le contrattazioni) si
vede che il primo livello in vendita (proprio il valore dell’imbalance) è
sproporzionato rispetto a quelli in acquisto.

05

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Si tenta di approfittare di questa situazione per guadagnare qualche tick
nei primi secondi di contrattazione, cosa che in effetti avviene.

06

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Grazie alla forte spinta al ribasso il titolo si muove velocemente nei
primi secondi di contrattazione verso il basso. Il trade è chiuso dopo
soli 3 secondi.