Quei quindici minuti

Due parole per quanto riguarda l’aspetto psicologico che si manifesta nei
momenti in cui la nostra metodologia funziona a singhiozzo. Tutti noi
sappiamo di non essere dei maghi, tutti noi sappiamo che prima o poi lo
stop ci verrà a prendere, tutti noi sappiamo che prima o poi la nostra
operazione non andrà a buon fine. A parole siamo sempre ben disposti ad
accettare la perdita e non mettiamo in dubbio l’essenza del nostro modo di
operare, eppure…

Eppure, per quanto ci sentiamo preparati, l’aspetto psicologico ed emotivo
di ognuno di noi può farci prendere rischi, compiere delle operazioni
dettate dall’istinto, dalla nostra voglia di recuperare il più in fretta
possibile, dal non volere chiudere in perdita la giornata.

E qui possono nascere alcuni errori che io definisco “non forzati”,
riprendendo il termine di Rino Tommasi durante gli incontri di tennis.
Errori che purtroppo vanno a intaccare la nostra performance finale e che,
riconsiderandoli a posteriori, potevano essere facilmente evitati. Ognuno
commette i propri e per riuscire a rimanere a lungo sui mercati occorre
riconoscerli in fretta e cercarli di evitarli subito.

Facciamo un esempio riferito al mio caso personale: analizzando la
frequenza dei miei errori “non forzati” ho scoperto che nei quindici
minuti dopo essere uscito dal mio stop, registravo un’alta percentuale di
operazione in perdita. Perché? Me lo sono chiesto frequentemente e sono
arrivato alla conclusione che probabilmente il mio ego, la mia voglia di
recuperare in fretta mi facevano compiere operazioni senza senso, dettate
più dall’istinto del momento che da un vero e proprio metodo. Le mie
performance erano incredibilmente disastrose. Sembrava addirittura
irreale, ma immancabilmente le mie operazioni erano sempre negative.
Perciò arrivai alla conclusione logica e naturale: quando lo stop viene
preso, non rimango di fronte allo schermo ma mi alzo, prendo un bicchiere
d’acqua e faccio due passi per un totale di quindici minuti. Sono
consapevole che non è importante cosa farà il mercato, perché so che io ci
andrei comunque contro. Quando poi ritorno al monitor, in un grafico con
time frame a cinque minuti sono già trascorse tre barre e adesso ho la
mente più leggera e lucida per valutare correttamente la mia operatività.

Credetemi, un semplice accorgimento come questo mi ha permesso di
migliorare sensibilmente le mie performance.

Perché vi ho raccontato questo aneddoto? Semplicemente per portare la
vostra attenzione alla necessità di una costante autoanalisi per cercare
di eliminare almeno quelle operazioni che regaliamo al mercato. E le
regaliamo perché tutti noi abbiamo delle debolezze, delle paure che con un
mestiere come il nostro vengono facilmente a galla. Non si possono
nascondere, ma accettandole possiamo trovare il modo per superarle.