Anticipare le inversioni con le divergenze

La semplice osservazione congiunta di oscillatori e grafici può aiutare a prevedere imminenti movimenti direzionali dai quali è possibile trarre profitto. L’andamento discordante dei prezzi e degli oscillatori può infatti indicare situazioni di potenziale forza o debolezza di un titolo che ancora non si sono manifestate.

Elemento essenziale per l’identificazione delle divergenze è l’utilizzo di un oscillatore o di un indicatore in grado di mostrare l’evoluzione delle quotazioni.

Dal punto di vista tecnico è possibile definire un indicatore o un oscillatore come un modello matematico, costituito da una o più formule, applicato a una serie di valori, siano essi prezzi o volumi.

La costruzione della maggior parte degli oscillatori ruota attorno al concetto di momentum, formula che, applicata ai prezzi, misura la velocità con la quale essi cambiano con il passare del tempo. Tale tipo di strumento permette di focalizzare l’attenzione sulla direzione delle quotazioni piuttosto che sulle quotazioni stesse. È un punto di vista complementare all’osservazione dei prezzi e mostra la propria utilità in svariate occasioni.

Un’analogia che può aiutare a comprendere il concetto di momentum è il funzionamento di un pendolo, un semplice filo agganciato a un supporto alla cui estremità opposta è legato un peso. Il peso, una volta che il pendolo avrà iniziato a oscillare, si muoverà costantemente tra due estremi – che definiremo punto A e punto B.

Per convenzione assumiamo che il nostro pendolo, viaggiando da A a B, abbia un momentum positivo mentre percorrendo la strada in senso inverso abbia un momentum negativo.

È evidente che prima di invertire la propria direzione il pendolo decelererà finché la sua velocità non sarà pari a zero. Al contrario, la velocità raggiungerà il livello massimo in corrispondenza del punto centrale C, equidistante rispetto agli estremi A e B.

Se applichiamo questo modello teorico ai prezzi possiamo considerare i punti A e B come livelli estremi, raggiunti i quali il momentum (rappresentato dalla velocità nella crescita delle quotazioni) rallenta fino a invertire la propria corsa per poi iniziare a muoversi in direzione opposta. Il punto C, invece, rappresenta il livello in corrispondenza del quale il momentum è massimo.

In analisi tecnica, ai fini della misurazione del momentum, non sono rilevanti tanto i prezzi dalle azioni in valore assoluto quanto la variazione che fanno registrare per unità di tempo.

Un titolo che passa da 10 euro a 30 fa registrare un aumento in valore assoluto di 20 euro ma le condizioni del mercato che hanno generato tale aumento saranno molto diverse in funzione del fatto che tale variazione sia avvenuta nell’arco di una settimana o di un anno. Nel primo caso, infatti, i prezzi si sarebbero mossi a una velocità decisamente superiore rispetto alla seconda ipotesi poiché la velocità è sempre espressa dal rapporto fra distanza percorsa e il tempo impiegato per percorrerla.

La formula di base per il calcolo del momentum applicato a una serie di prezzi è la seguente:

Mt = Pt – Pt – n

dove

P = prezzo di chiusura al tempo t;
n = numero di giorni precedenti la rilevazione odierna.

In tal modo si fissa un relazione tra il prezzo corrente e quello di un periodo precedente prefissato. Tale relazione è rappresentata da un indicatore che oscilla attorno alla linea dello zero, che rappresenta a sua volta le situazioni in cui i prezzi attuali sono uguali a quelli di n periodi prima.

La figura che segue illustra l’andamento del momentum misurato a 10 giorni sul titolo Fiat. Ogni volta che il momentum incrocia la linea dello zero, si verifica una situazione in cui i prezzi risultano uguali a quelli di dieci giorni prima.

momentum

momentum

L’attraversamento della linea dello zero, il segno e gli incrementi del momentum danno importanti informazioni circa la velocità e l’accelerazione dei prezzi sottostanti.

Poiché il momentum, proprio per la sua formula costruttiva, rappresenta un sostituto del prezzo, è possibile metterlo in relazione con i prezzi stessi, assumendo che ad una crescita dei prezzi corrisponda anche una crescita nel valore del momentum. Quando i valori dell’indicatore ed i prezzi del titolo procedono nella medesima direzione (entrambi al rialzo o al ribasso) si configura una sostanziale “convergenza” che rappresenta un segnale di conferma della solidità e della consistenza del movimento in atto. Al contrario, quando l’andamento dei prezzi e dell’indicatore non sono in sintonia e non marciano nella medesima direzione, si verifica una divergenza che indica un sostanziale disaccordo tra quanto espresso dai prezzi e quanto è invece espresso dal momentum.

La prossima figura illustra l’osservazione congiunta dei prezzi e dell’oscillatore.

momentum e prezzi

momentum e prezzi

La caratteristica fondamentale della divergenza è la sua capacità di anticipare l’inversione della tendenza in atto.

Occorre tuttavia precisare che le divergenze non sono segnali operativi di per sé ma rappresentano piuttosto un segnale di allarme che avverte di una possibile inversione di tendenza il cui verificarsi deve essere sempre confermato anche dalla rottura di livelli grafici importanti.

Esistono due differenti tipologie di divergenza: rialzista e ribassista.

La prima anticipa un movimento al rialzo ed è caratterizzata dall’andamento ribassista dei prezzi dell’attività finanziaria che segnano minimi e massimi decrescenti mentre l’indicatore disegna minimi crescenti, come indicato nella figura che segue.

FIAT

FIAT

La divergenza ribassista prelude invece a un calo delle quotazioni e viene identificata da una situazione che vede i prezzi segnare nuovi massimi non confermati dall’andamento del momentum che, invece, inizia a dare segnali di debolezza.

divergenza ribassista

divergenza ribassista