La variabile o le variabili di Borsa

Quando analizziamo una serie storica dei prezzi di borsa la prima domanda che spesso ci poniamo è: da cosa dipende l’andamento grafico dei prezzi?

Sappiamo tutti che i prezzi di un’attività finanziaria dipendono da
un’infinità di variabili.

Gli econometristi cercano di spiegare il grado di correlazione dei prezzi mediante una qualsiasi variabile presa singolarmente, coeteris paribus, oppure creano dei modelli più articolati dove il prezzo viene determinato da N variabili prese contemporaneamente.

Per quanto questo metodo di applicare la statistica inferenziale
all’economia sia sensato, spesso può nascondere delle insidie.

Per dimostrarlo prendiamo in considerazione un semplice esempio
paradossale proposto da un economista contemporaneo, David Hendry, in merito alla crescita dei prezzi dei beni di consumo riportato nel libro di Francesco Guala dal titolo Filosofia dell’Economia: “Confrontando i dati riguardanti la crescita dei prezzi in Gran Bretagna e quelli riguardanti la quantità
cumulativa di pioggia caduta in Scozia negli ultimi decenni, si scopre che esiste una formidabile correlazione fra queste due variabili. Ma ancora più sorprendente è il fatto che se esaminiamo la correlazione statistica fra la crescita dei prezzi e una variabile apparentemente più plausibile come la quantità di moneta circolante nell’economia britannica, scopriamo che essa è più debole. Tuttavia ovviamente nessuno si sogna di spiegare la crescita dei prezzi con la quantità di pioggia, o viceversa; e nessuno spera che l’inflazione diminuisca nei prossimi anni grazie ai mutamenti climatici globali che affliggono il nostro pianeta”.

Sembra incredibile eppure la spiegazione è molto più semplice di quanto si possa pensare.

Si tratta semplicemente di variabili che crescono in modo abbastanza regolare e nella stessa direzione ma per cause completamente indipendenti.

La stessa cosa dicasi per i prezzi di borsa.

Avendo tempo e voglia potremmo trovare tantissime correlazioni che nulla
hanno a che fare con la logica sottostante i modelli finanziari.

Alcuni studiosi, per provocazione e rigetto dell’econometria, ne hanno
studiate alcune.

Io non sarei così categorico con l’econometria ma sicuramente critico.

Penso che il modo migliore per verificare la correlazione tra i prezzi di Borsa e una variabile (tasso d’interesse, bilancia commerciale, tasso di cambio ecc…) non sia quello di calcolare semplicemente l’R^2, l’eteroschedasticità, la correlazione dei disturbi, la multicollinearità; al contrario sarebbe saggio, secondo il mio modesto parere, verificare una sottostante struttura frattale.

Mi spiego meglio.

Se i prezzi di un indice finanziario salgono sia quando il tasso
d’interesse sale sia quando scende, è probabile che tale variabile non
influenzi l’andamento di Borsa.

Quindi potrei trovare un modello funzionante. Ma attenzione: le “batterie” prima o poi si scaricano e bisogna cambiarle con un altro “modello”.

A meno che la struttura frattale non sia sufficientemente attendibile!