Lezione 11 – Il Breakeven point – seconda parte

Nella Lezione 5 abbiamo introdotto il concetto di break-even point (punto
di pareggio) mettendo in rilievo la sua notevole importanza nel campo
dell’economia. In questa lezione useremo le nozioni apprese per ottenere
uno spreadsheet utile nel campo del trading. In particolare, questa volta
vogliamo raggiungere i seguenti obiettivi:

    • determinare il numero di azioni da vendere per ottenere un certo guadagno

mantenendo inalterato il capitale iniziale;

    • ottenere un prospetto chiaro e immediato che sia di aiuto nel prendere

decisioni.

Lo spreadsheet preso ad esempio è relativamente complesso
e quindi non vi chiederemo di digitarlo bensì semplicemente di
scaricarlo cliccando qui. Lo spreadsheet è comunque suscettibile di
notevoli personalizzazioni e adattamenti.

Per meglio comprendere i termini usati, le definizioni di alcune celle e i
calcoli che verranno elaborati, vi consigliamo di rileggere la succitata
Lezione 5.

Parametri, valori e nomi di celle

In precedenza abbiamo più volte sottolineato la comodità offerta dalla
definizione delle celle. Anche in questo caso ricorreremo a tale opportunità,
come si può notare dal prospetto che segue (cella/definizione):

B3 (N_az). Si tratta del numero di azioni possedute per un determinato
titolo azionario. Nel prospetto di esempio, l’ipotesi è di 1000 azioni
“Grandi Formaggi Italiani”.

B4 (V_prec). È il costo unitario dell’azione (1,2 euro) al momento
dell’acquisto. Per semplicità, si suppone che tale valore sia al netto di
eventuali spese di commissione.

B5 (Costo_acquisto). Non è altro che la semplice moltiplicazione di N_az *
V_prec. Il contenuto di tale cella viene esaminato dallo spreadsheet per
impostare la formattazione condizionale (vedi Lezione 6) delle celle
comprese tra H8 e H28 (vedi dopo).

B7 (V_att). È il valore unitario dell’azione al momento in cui si decide
di vendere.

B8 (Totale_Valore_attuale). Rappresenta il valore del prodotto del valore
attuale (V_att) per il numero di azioni (N_az).

B9 (C_Oper). È il parametro fondamentale sul quale si basa l’intero
spreadsheet: rappresenta il costo forfettario richiesto dal servizio
banking per impartire l’ordine di vendita. Dipende ovviamente dalla banca
con la quale abbiamo sottoscritto il contratto di trading online e che
nell’esempio si suppone sia di 20 euro.

B11 (N_min_azioni_da_vendere). Rappresenta il BEP (Break Even Point)
calcolato: indica il numero minimo di azioni da vendere per… pagare
almeno le spese di commissione! Nell’esempio in figura 1, occorre vendere
40 azioni per ricavare 68 euro, da cui vanno sottratti 20 euro per le
commissioni. Ciò che rimane è il guadagno netto (48 euro) che però, nel
caso specifico, equivale all’importo speso in passato per acquistare le
stesse 40 azioni. Come intuitivo, il valore B11 può risultare
approssimato: l’imprecisione è dovuta al fatto che è possibile vendere un
numero intero di azioni. Altra osservazione, magari banale: vendendo un
numero di azioni inferiore a tale valore si ha una perdita secca;
vendendo, al contrario, un numero maggiore, il guadagno sarà tanto più
consistente quanto maggiore è il numero di azioni vendute.

B13 (Intervallo). Contiene il numero di “pacchetti” di azioni che si possono
decidere di vendere (vedi in seguito, figura 3). Il numero di 1000 azioni,
possedute nell’esempio, in figura 1 è suddiviso in 20 pacchetti. Solo il
primo di questi contiene il valore (banale) del BEP (40); tutti gli altri
indicano il numero di azioni da vendere per ottenere il guadagno indicato
nella corrispondente cella della colonna G, evidenziando nel contempo il
valore del pacchetto residuo (colonna H).

Interpretazione e utilizzo della tabella

Esaminiamo alcuni esempi: in passato, abbiamo acquistato 1000 azioni
“Grandi Formaggi Italiani” al prezzo unitario di 1,2 euro per un
investimento globale di 1200 euro. Il valore unitario odierno è di 1,7
euro, che innalza il valore dell’investimento a 1700 euro. Decidiamo
quindi di vendere per godere, almeno in parte, di un certo guadagno.

Immagine1

Caso A. Decidiamo di vendere il numero minimo di azioni che consenta di
mantenere inalterato il capitale iniziale (1200 euro). La risposta è
fornita osservando le celle colorate in verde della colonna H. A seconda
del numero di azioni vendute (esempio incorniciato in rosso, 328, colonna
E) si ottiene un guadagno netto (detratte, cioè, le spese del servizio) di
537,6 euro (colonna F). Le azioni rimanenti (1000 – 328 = 672)
conserveranno un valore globale di 1142 euro, leggermente inferiore
all’investimento iniziale. Ricordiamo ancora una volta che la necessità di
comprare/vendere un numero intero di azioni costringe a riferirsi a un
valore approssimato. La formattazione condizionale delle celle della
colonna H, pertanto, considera un intervallo compreso tra il 95% e il
105% dell’investimento iniziale, colorando in verde le celle comprese in
tale intervallo per meglio evidenziarle.

Immagine2

Caso B. Mantenendo inalterati tutti gli altri dati, l’utente imposta un
“Intervallo” di minore entità (5, cella B13). In questo caso il calcolo
prende inevitabilmente in esame quantità di azioni anche maggiori di
quelle realmente possedute. La loro colorazione in rosso, però, avverte
l’utente che i valori evidenziati non devono essere persi in
considerazione.

Immagine3

Caso C. Mantenendo inalterati tutti gli altri dati, l’utente imposta un
Intervallo (sempre in cella B13) più ampio (40). In questo caso vengono
colorate in verde (colonna H) un maggior numero di celle. L’ampliamento
dell’intervallo permette di scegliere con maggiore accuratezza il numero
di azioni da vendere.