Perdere fa male?

Alcuni economisti che si occupano di quella branca della finanza che
studia il comportamento dell’uomo in condizioni di incertezza
rispetto alle sue decisioni operative (finanza comportamentale),
sostengono che la sensazione spiacevole che si prova quando si registra una perdita sia 2,5 volte superiore alla sensazione piacevole che si sperimenta quando invece si guadagna. Ne consegue che coloro che trovano faticoso o stressante confrontarsi con le proprie (e inevitabili) posizioni in perdita farebbero quantomeno meglio a operare su un time frame più lungo, controllando il saldo del conto con meno frequenza, in modo da diluire lo stress da perdita. Anche nel caso in cui si disponesse di una strategia in grado di conseguire risultati positivi nel medio-lungo termine, il monitorare minuto per minuto lo stato delle posizioni porterebbe a situazioni di stress (ricordiamo il rapporto 2,5:1) che non tutti sono in grado di sopportare. Senza considerare che in molti casi, osservando in maniera ossessiva il portafoglio, si soffrirebbe per niente poiché alcune posizioni potrebbero essere temporaneamente in
perdita (senza però aver ancora raggiunto un livello tale da
giustificarne la liquidazione) ma poi tramutarsi in posizioni vincenti.